“Ho provato fatica a rientrare in un luogo dove mio padre è mancato, ma è giusto che le famiglie siano presenti, anche per ringraziare il presidente della Repubblica e il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, molto vicino alle nostre famiglie, in questi giorni e in questi anni”. Parola di Carlo Brunacci, che venti anni dopo il terribile sisma del 1997 in cui ha perso il padre, Bruno Brunacci, ancora non era tornato nella Basilica Superiore.
Ci è tornato la mattina del tre ottobre 2017, alla presenza del presidente della Repubblica: oltre ai famigliari di Brunacci, di Claudio Bugiantella e di padre Angelo Api (assenti, invece, i parenti del frate polacco Browiec Zdzislaw ). “Noi negli anni non abbiamo sentito molto lo Stato vicino se non all’inizio. Ricostruire non significa solo rimettere in piedi gli edifici pubblici, ma anche ridare dignità alle singole famiglie”, dice ancora Carlo Brunacci, che ricorda quel giorno del 1997.
“Avevo sedici anni, di quella giornata mi ricordo l’aspetto emotivo, avevamo questo coinvolgimento diretto, io e mio fratello Fabio non sapevamo se nostro padre fosse ancora vivo o fosse tra le vittime del terremoto. Quel giorno nessuno aveva il coraggio di dirci come stavano le cose, fu una deduzione più che una comunicazione”. A proposito della giornata del tre ottobre, invece, Carlo Brunacci ricorda come da un lato ci fosse “un po’ di tensione, dall’altro la fierezza di essere figlio di mio padre e di essere accolto dal presidente della Repubblica e da Mauro Gambetti, persone di qualità di grande spessore umano”.
“La ferita non si rimargina e non si dimentica, ma abbiamo una speranza e una esortazione, che non ci siano più vittime del terremoto e che si proteggano i nostri beni culturali e la gente. Non è possibile che negli anni 2000 si muoia ancora di sisma”, dice all’Ansa Dina Bugiantella, sorella di Claudio. “Vogliamo dare un senso al nostro dolore e trasformarlo in un atto di solidarietà, così abbiamo deciso di fare una donazione a una famiglia bisognosa di Assisi”, racconta Luciana Spitoni, vedova Brunacci. “Venti anni dopo è come se fosse lo stesso giorno, Angelo manca sempre di più. Bastavano pochi passi e si sarebbe salvato”, dice la sorella Giannina Api.
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