No ai 125 esuberi su 450 dipendenti (115 lavoratori di produzione, 5 impiegati ‘diretti’ e 5 Sogesti), no a una maggiore flessibilità di orario: queste le votazioni dei lavoratori (ma non in maniera unanime) alle proposte dell’azienda, durante le assemblee di fabbrica alla Colussi di Petrignano d’Assisi. A far arrabbiare i dipendenti, il fatto che la crisi del 2015 sia stata risolta grazie alla solidarietà, ma che nonostante l’azienda sia tornata in utile – nel 2016 il gruppo è risultato essere il primo brand alimentare per crescita nel 2016 (+21,5% a sell out) – si voglia ancora licenziare.
“Bastia chiedere sacrifici ai lavoratori, che da anni stanno pagando sulla loro pelle i problemi del gruppo. L’azienda torni ad incrementare i volumi produttivi e a dare lavoro agli operai”, il senso della votazione degli operai nella giornata di giovedì. Per i delegati sindacali e le rsu sentiti dalla Nazione Umbria, “C’è una disponibilità a una sensibile riduzione dei licenziamenti, ma di numeri precisi ancora non si è parlato. Questo lo si farà il 25, quando è in programma il nuovo incontro in cui discutere nel dettaglio le possibili misure sul tavolo”.
Tra l’altro, i dipendenti hanno ricordato la perdita delle fette biscottate, che oggi Colussi produce in Piemonte: nello stabilimento assisano mancano 11 tonnellate di volumi produttivi rispetto al passato. In attesa del nuovo incontro sindacati-azienda di giovedì 25 in Confindustria (nel quale praticamente si ripartirà da zero), la palla torna dunque nel campo della Colussi.
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