Pirogassificatore ad Assisi, su UmbriaOn ‘spunta’ la relazione tecnica dell’impianto presentato dall’azienda (una sperimentazione in vista della messa in produzione). Ne riportiamo alcuni stralci (la relazione completa nel link succitato).
Il pirogassificatore ad Assisi (contestato dal Movimento 5 Stelle regionale e locale) è un prototipo di 12 metri di lunghezza, per 2,50 metri di larghezza e 3 di altezza terminato da 4 anni ed è stato fatto funzionare con cippato, legname di scarto o residuo di potature, ridotto in scaglie e impiegato come materiale da combustione o in alcune produzioni industriali. Ora si vuole andare alla sperimentazione del CSS, il combustibile solido secondario, secondo le modalità previste a livello europeo e nazionale sia riguardo al combustibile che ai controlli; prevista un’apposita centralina mobile per il monitoraggio dell’aria ambiente. La richiesta dell’azienda per il pirogassificatore ad Assisi mira a testare l’impianto per due anni, utilizzando un massimo di 50 tonnellate annue di css in tre sessioni di tre giorni: 9 giorni in un anno, con un consumo di 200 chilogrammi all’ora. Si tratta di un impianto stagno, dotato di catalizzatore, con emissioni minime.
Nella relazione tecnica del pirogassificatore ad Assisi è spiegato tra l’altro che “Le finalità della presente iniziativa sono di testare alcune tipologie di CSS (combustibili solidi secondari) per ottenere dati e informazioni sul funzionamento, sul rendimento, e sul comportamento termo-meccanico di un impianto pilota di pirogassificazione esistente, e per caratterizzare chimicamente ed energeticamente il syngas che ne deriva, allo scopo di verificarne la compatibilità con i requisiti di accettabilità dei motori a combustione interna adoperati nella cogenerazione di energia elettrica e calore, predisponendo un adeguato filtraggio. (…) L’ottimizzazione dei processi, derivante dalla interpretazione dei parametri misurati e acquisiti dalle strumentazioni installate per il monitoraggio e la gestione dell’impianto, ha permesso di raggiungere soddisfacenti risultati qualitativi e quantitativi del syngas prodotto, nonché degli scarti di processo, a partire da cippato di legno come combustibile alimentato. L’installazione ha una potenzialità di 200kg/h, riferiti al cippato di legno, che la colloca nella fascia di impianti di gassificazione di taglia medio-piccola. La tipologia di gassificatore, a letto fisso downdraft, impone precisi requisiti al combustibile in ingresso, in particolare, sulla pezzatura e sul contenuto di umidità; tuttavia, l’assetto bi-stadio dell’unità pirolizzatore-gassificatore, ha dimostrato di tollerare variazioni di umidità, che altri impianti non accettano. Pertanto, la pezzatura rimarrà l’unico principale vincolo a cui sottostare nella definizione geometrico dimensionale del CSS; infatti, i rifiuti con cui preparare il CSS, dovranno essere adeguatamente selezionati, triturati, miscelati ed estrusi, proprio per meglio rispondere alla specificità dell’applicazione”.
Sempre nella relazione sul pirogassificatore ad Assisi si parla della necessità di “effettuare prove preliminari per definire la miscela e i parametri di processo al fine di ottenere determinate caratteristiche fisiche e meccaniche del prodotto, interagendo con il produttore del CSS. In ogni caso, il CSS rientrerà in una delle 125 tipologie normate dalla UNI CEN/TS 15359:2011 e classificate sulla base di tre parametri (PCI, potere calorifico inferiore; Cl, cloro; Hg, mercurio). Tale combustibile dovrà subire gli stessi processi di pirolisi e gassificazione finora condotti e messi a punto con il cippato di legno, che rimarrà il combustibile ausiliario con cui avviare l’impianto, prima del passaggio all’alimentazione esclusiva o parziale a CSS; infatti, nonostante la priorità sia lo sviluppo di un impianto adatto alla gassificazione di rifiuti, soprattutto per ragioni economiche legate alla convenienza del combustibile, tuttavia, per studiarne la fattibilità non si può prescindere da una conduzione ibrida, potendo essere difficile o impossibile una gassificazione ‘soddisfacente’ con un combustibile completamente diverso da quello già noto”.
Uno degli obiettivi del pirogassificatore ad Assisi è “valutare l’efficacia del gas, per poter migliorarne le prestazioni, l’affidabilità e la flessibilità al variare del combustibile di partenza”. Sono dunque previste “indagini specialistiche di laboratorio”, in cui coinvolgere l’Università degli studi di Perugia e Facoltà, ma anche istituti di ricerca accreditati, come Innovhub SSI Divisione Combustibili – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano e i fornitori dei materiali con cui sono realizzate le unità di trattamento (come il catalizzatore per la conversione dei catrami). “Durante le campagne di sperimentazione – continua la relazione tecnica sul pirogassificatore ad Assisi – il flusso di syngas dopo essere stato campionato e misurato verrà interamente bruciato in torcia, essendo estraneo alla presente attività l’utilizzo energetico di tale combustibile. Le emissioni in atmosfera costituite dai fumi di combustione del syngas vengono controllate installando un’apposita centralina mobile per il monitoraggio dell’aria ambiente, quindi misurando i valori di concentrazione di monossido di carbonio, di diossine, di particolato, di IPA, etc. secondo metodi standardizzati dalle normative tecniche (UNI / EN / ISO)”.
Sempre nella relazione tecnica sul pirogassificatore ad Assisi viene spiegato che “La gassificazione viene controllata da sonde di temperatura e pressione distribuite su tutto il mantello dell’unità. Le ceneri che si originano dalla gassificazione del combustibile, vengono scaricate attraverso una griglia mobile che permette il deflusso stesso del gas; l’ampia zona sottostante raccoglie le ceneri in caduta e le convoglia verso il sistema di scarico nell’ambiente esterno, mentre il gas espande prima di entrare nel condotto che lo immette nello scambiatore di calore, cioè nella cassa esterna del pirolizzatore, o nell’altro condotto che lo immette nel sistema di pulizia pilota. Il flusso principale di syngas, uscendo dallo scambiatore del pirolizzatore, viene liberato dal particolato fine passando attraverso un ciclone e infine bruciato nella torcia, dopo che lungo la tubazione rettilinea di adduzione ne è stata misurata la portata. Anche nella torcia è presente una termocoppia per rilevare la presenza della fiamma e controllare la temperatura di combustione del gas”.
Infine, si parla della sicurezza del pirogassificatore ad Assisi: tra le altre cose si legge che “Dal punto di vista della sicurezza dell’esercizio, l’installazione è dotata di un sistema di inertizzazione che interviene in caso di anomalie nel suo funzionamento, immettendo azoto sia nel pirolizzatore che nel gassificatore, immediatamente dopo l’interruzione nell’alimentazione di combustibile e comburente. L’azoto riempie i volumi fino a quel momento occupati dai gas di pirolisi e dal syngas, raffreddando bruscamente il materiale ancora presente. L’inertizzazione si aziona (passivamente) anche nel caso di mancanza improvvisa di energia elettrica; normalmente è usata anche a conclusione della procedura di spegnimento dell’impianto, per evitare il ristagno di gas combustibili al suo interno. Inoltre, il pirogassificatore è fornito di una valvola di sfogo che, in caso di sovrappressioni al suo interno, ne preserva l’integrità, per l’incolumità del personale coinvolto nello svolgimento delle attività di gestione e sperimentazione. L’impianto è anche dotato di un PLC di sicurezza certificato, a cui sono collegati dei rilevatori di fughe di gas specializzati per specie gassose, ovvero, monossido di carbonio, metano, anidride carbonica e idrogeno, collocati a ridosso del gassificatore, al fine di generare degli allarmi e quindi proteggere il personale dalla respirazione di gas nocivi in concentrazioni pericolose per la salute; al perdurare di una situazione di allarme, il PLC di sicurezza impone l’inertizzazione e quindi l’arresto dell’impianto. Va messo in evidenza – continua la relazione tecnica – che per ragioni di sicurezza l’impianto è collocato all’esterno e la struttura che lo sostiene e delimitata, è rialzata da terra e ha soltanto unacopertura sommitale fissa, essendo i lati longitudinali pannellati da porte scorrevoli, che ne permettono un’apertura laterale quasi completa, per una ventilazione naturale dei volumi: ciò al fine di diluire e allontanare in aria ambiente accidentali fughe di gas dall’impianto. Inoltre, a seguito della valutazione dei rischi, è stata predisposta sui vari componenti dell’impianto, l’opportuna segnaletica verticale indicante i rischi specifici residui (organi meccanici in movimento, superfici calde, etc.). Il sito dell’installazione – conclude la relazione tecnica – è stato opportunamente delimitato, ed è esposto il divieto di accesso al personale non autorizzato”.
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