Sono stati disposti gli arresti domiciliari per i tre ragazzi, due diciannovenni e un 23enne, indagati per la morte di Filippo Limini Senapa, il giovane 25enne spoletino ucciso la notte di Ferragosto a Bastia Umbria. Il gip Natalia Giubilei ha quindi accolto le richieste degli avvocati, laddove il pm Paolo Abbritti riteneva invece che dovessero restare in carcere, per la pericolosità sociale e per il rischio che possano reiterare i reati di cui sono accusati. (Continua dopo la foto)
E quindi il gip convalida l’arresto e ritiene che vi sia la “sussistenza delle esigenze cautelari per il concreto pericolo di reiterazione del reato. Gli indagati – si legge tra l’altro nella motivazione – hanno dato dimostrazione, nell’occasione, di non riuscire a controllare i propri impulsi violenti, come emerge dalle modalità della condotta, originatesi per motivi assolutamente futili”, la richiesta di scansarsi per far passare l’auto.
Per il gip, inoltre, “è vero che gli indagati hanno partecipato alla rissa”, ma “dall’altra parte vi era un gruppo di persone, in corso di identificazione, ben più nutrito, tra cui la vittima, che è si è contrapposto con una violenza che è risultata addirittura superiore se si tiene conto dell’inseguimento e dell’aggressione con corpi contundenti, come attestano gli ingenti danni alla vettura”. I tre giovani bastioli, insomma, avrebbero evitato il peggio riparandosi all’interno dell’auto. E anche per questo non si escludono ulteriori indagati, stavolta nel gruppo degli spoletini.
La misura dei domiciliari era stata chiesta dai legali dei giovani dopo gli interrogatori di garanzia in cui i tre ragazzi hanno ribadito la versione dei fatti già rilasciata ai carabinieri di Assisi, guidati dal tenente colonnello Marco Vetrulli. In estrema sintesi, dopo essersi ‘azzuffati’ e insultati anche all’interno del locale, come confermato anche da alcuni testimoni nonostante alcuni degli indagati abbiano dichiarato il contrario, il gruppo degli spoletini – secondo la versione dei fatti degli indagati – avrebbe assalito i tre giovani che si sono rifugiati nell’auto di Brendon K., il 19enne conducente assistito dagli avvocati Delfo Berretti e Aldo Poggioni, che è stata presa a pugni e sassate.
Il 19enne quasi ventenne che ha sferrato il pugno, Denis H., difeso da Daniela Paccoi e Salvatore Adorisio, lo avrebbe fatto per liberarsi dalla morsa degli aggressori, dieci contro tre (il terzo indagato è Kevin M., 23 anni, difeso dagli avvocati Fabiana Massarelli e Guido Maria Rondoni). Secondo alcune testimonianze Filippo Limini, una volta a terra, sarebbe stato colpito anche da un calcio: sferrato da chi non è chiaro, e sono in corso le analisi dei filmati per capire se esista un’angolazione chiara della rissa. Brendon, che come detto era alla guida dell’auto, ha ribadito di non aver realizzato di aver travolto Filippo – pensava di aver urtato il cordolo vicino.
Anche considerata che sono incensurati, la giovane età e che non hanno precedenti, a parte il 23enne che ne ha di piccoli, per il gip Giubilei “le esigenze cautelari possono essere ugualmente soddisfatte con la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari, da scontarsi nelle rispettive abitazioni, e in un contesto familiare che consenta di mantenere un elevato controllo sugli stessi”. Il giovane alla guida – difeso dall’ avvocato Delfo Berretti – ha sostenuto di non avere visto Limini Senapa a terra dopo essere stato colpito dal pugno, di non essersi accorto di averlo travolto procedendo in retromarcia e che quella era l’unica direzione possibile (essendo in una strada chiusa). “C’è anzitutto comprensione per giovane morto – ha detto il legale – ma la giustizia deve far emergere la verità dei fatti. E dalla ricostruzione emerge chiaramente – ha concluso l’avvocato Berretti – che l’auto condotta dal mio assistito non è passata sopra alla vittima due volte”. Ora sarà l’autopsia, in programma domani, a dover chiarire le cause della morte di Filippo Limini Senapa.
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