“Come credenti dobbiamo cogliere i bisogni di un’umanità dolente. C’è un’esclusione sociale e un’economia che uccide”. Lo ha detto padre Giulio Albanese, missionario comboniano all’assemblea diocesana 2020 che si è svolta sabato mattina 12 settembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Nella sua relazione il religioso ha toccato diversi aspetti per parlare e approfondire il tema della carità al centro dell’incontro e tema portante del prossimo triennio della diocesi.
“In questo momento storico abbiamo affermato il primato del business, del mercato sulla persona umana, abbiamo finanziarizzato tutto. È un’economia che ha bisogno di una redenzione, che è l’emblema di una crisi anche antropologica e dei valori. Ecco perché abbiamo bisogno di un’evangelizzazione della società a tutti i livelli. Oggi – la relazione di padre Albanese all’assemblea diocesana 2020 – siamo di fronte alla dialettica tra buoni e cattivi, una dialettica che non porta da nessuna parte, anzi porta al pregiudizio, a pensieri che si dissolvono in bolle di sapone. Dobbiamo contrastare il pensiero debole e per questo il discernimento è fondamentale. La vera sfida è quella della complessità. Nella complessità non c’è una risposta, ma l’avvio di percorsi e di processi per contrastare il pensiero debole. L’unico statista che ha capito questo è papa Francesco. Siamo di fronte a rigurgiti di sovranismo, regionalismo, provincialismo che sono il contrario della fraternità. La povertà deve essere aperta alla condivisione”.
Tra i temi affrontati da padre Albanese c’è stato anche quello della mobilità umana. “È una realtà del nostro tempo che può avere degli aspetti problematici, ma anche dei vantaggi e c’è sempre stata. Bisogna riflettere e capire che c’è un bene comune una res pubblica che ci appartiene. Chi è il prossimo? Il prossimo siamo noi. Siamo noi che dobbiamo essere prossimi agli altri. Come credenti dobbiamo cogliere i bisogni di un’umanità dolente. Dobbiamo dare voce a chi non ha voce”. Dopo il dibattito è seguito l’intervento del vescovo, monsignor Domenico Sorrentino che ha spiegato il piano pastorale. “Guarire l’amore”, “Tessere relazioni”, “Carità politica”, saranno i temi che verranno affrontati rispettivamente il primo, secondo e terzo anno. “Dobbiamo ripartire con un grande slancio – ha detto il vescovo durante l’assemblea diocesana 2020 – perché la crisi è grande e in qualche aspetto somiglia molto alla crisi originaria. Non sappiamo più perché sperare, che cosa sperare anche in termini di solidarietà con le future generazioni e con il cosmo. Vorrei che questi tre anni, che sono anche gli ultimi in cui sarò in mezzo a voi, siano all’insegna di un amore travolgente, infiammante e infiammato. In tre anni si può costruire un mondo. Gesù la Chiesa l’ha poggiata su tre anni di ministero. La società ormai ci mette alle corde. Il Covid è stato un fotografo del nostro futuro se non ci rimettiamo in carreggiata con l’ardore di Gesù e della prima comunità”.
Domenica 13 settembre nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, durante la celebrazione eucaristica delle ore 16, si è svolta invece l’ordinazione diaconale di Flavio Cardinali, Osvaldo Pompili e Matteo Renga. Al termine della santa messa, il vescovo ha consegnato la lettera pastorale intitolata “Al di sopra di tutto, l’amore”. “Nella via che vi suggerisco in questo triennio – ha detto –, al primo anno ho messo, non a caso, la guarigione del cuore, la guarigione del nostro amore, per noi stessi, perché facciamo fatica anche ad amarci sul serio. Per amarci sul serio dobbiamo sentirci amati, sentire che la vita è tutta un dono. Nella misura in cui nasce il grazie, nella misura in cui la nostra vita diventa Eucarestia allora diventiamo capaci di amare. Il comandamento dell’amore nasce dall’esperienza dell’amore, nasce dal Dio amore”.
Rivolgendosi ai futuri diaconi, infine, Sorretino ha detto “Cari Matteo, Osvaldo e Flavio che state per ricevere questo grande dono tra tutti gli altri doni della vostra vita. Un dono che concentra in maniera sacramentale quello che è vero per tutti noi, quello che già finora avete vissuto, ma che da oggi dovete vivere in maniera ancora più forte, evidente e coinvolgente. Nel secondo anno del triennio della carità – ha aggiunto il vescovo – affronteremo il tema delle relazioni dentro la famiglia, nella famiglia spirituale, nella società. Voi cari diaconi siete fatti per questo, per esprimere in maniera concentrata, sacramentale ciò che tocca a tutti noi. Avete un dono grande lo ricevete oggi, qui sotto lo sguardo di Maria, alla Porziuncola; lo ricevete con l’incoraggiamento di Francesco. Imparate a cantare il suo Cantico. Cominciate anche voi le vostre giornate lodando il Signore e cantando il suo amore. Verrà poi dal profondo del cuore il bisogno di rendere questo amore concreto e premuroso ”.
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