Con le misure del dpcm del 13 ottobre per il contenimento della pandemia, le attività come bar e ristoranti, pizzerie al taglio e similari, che ad Assisi sono oltre 300 di cui un terzo nel solo centro storico, rischiano un ulteriore calo del fatturato del 10-20%. Lo segnalava nei giorni scorsi al Corriere dell’Umbria, peraltro prima del nuovo dpcm della settimana scorsa (del 18 ottobre), il presidente della Confcommercio Vincenzo Di Santi, denunciando l’ennesima mazzata dopo il lockdown e una stagione turistica che a luglio agosto ha visto qualche sprazzo di vivacità, ma ben lontano dai fasti turistici cui la città serafica è abituata. Il tutto mentre le scadenze dei pagamenti si avvicinano (anche se il Comune ha differito alcune tasse, ci sono affitti e altre spese da pagare) e si avvicina anche l’inverno, notoriamente, al netto del Natale e del ponte dei Santi, non periodo di alta stagione turistica.
“Il Dpcm del 13 ottobre – spiega il presidente di Confcommercio, Vincenzo Di Santi – penalizza le attività come bar e ristoranti, ma anche pizzerie e similari, anche considerato che non c’è nessuna certezza e nessun riscontro che bar e ristoranti siano luoghi di contagio. Anzi: tutti garantiscono il distanziamento, e non si capisce dove sia il problema di orario”. Il problema è sentito, visto che dal tardo pomeriggio a mezzanotte bar e ristoranti lavorano a pieno regime: i bar sono quelli che perdono di più, ma anche i ristoranti, già costretti a ridimensionare la capienza, non potranno più distribuire i clienti in più turni perché costretti a chiudere a mezzanotte. Inutile sperare in aperture da parte della Regione, che può solo restringere le maglie dei provvedimenti governativi”.
Per quanto riguarda il Comune, Di Santi segnala che, “come già sta peraltro avvenendo, l’amministrazione potrebbe condurre maggiori controlli anti movida, salvaguardando la salute pubblica ma senza scaricare il peso di ulteriori chiusure sulle attività. Ma l’unica certezza – dice Di Santi – è che ci sarà un ulteriore perdita di fatturato in un momento che è già di difficoltà oggettiva. Capiamo che la sicurezza sanitaria venga prima di tutto, ma il governo continua a emanare provvedimenti restrittivi, senza però dire come in concreto intende aiutare le aziende. E tra l’altro nessuno garantisce che tra un mese la situazione sia migliore di oggi e che quindi il Dpcm venga prorogato”.
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