Anche un dipinto di Bettona alla mostra natalizia delle Gallerie degli Uffizi, intitolata La tutela del tricolore, che ospita anche la Dormitio Virginis che arriva dal Museo Diocesano di Assisi. L’opera bettonese richiesta dagli Uffizi è l’Adorazione dei Pastori del pittore Dono Doni di Assisi della Pinacoteca Civica di Bettona, tavola danneggiata dal sisma dell’ottobre scorso e adottata dall’organizzazione della mostra, che finanziandone il restauro ha permesso di cancellarne subito le ferite inferte dal tremendo sisma.
Aperta dal 20 dicembre al 14 febbraio 2017, La tutela del tricolore viene presentata come una esposizione pensata per stimolare una riflessione sul ruolo che l’arte pubblica riveste per la collettività e sulle strategie specifiche che si sono sviluppate nel sistema italiano. La tutela del tricolore, diretta e curata da Eike D. Schmidt con Fabrizio Paolucci, Daniela Parenti e Francesca De Luca, è composta da otto sezioni che rendono conto dei crimini contro il nostro patrimonio – da quelli di guerra a quelli terroristici, fino ai furti con scopo di lucro e agli scavi clandestini con conseguenti esportazioni illecite (attività quest’ultima legata alle organizzazioni criminali di stampo mafioso e in passato assecondata perfino da istituzioni straniere troppo spesso indifferenti alla provenienza illecita di quanto acquistavano) e dell’opera meritoria del Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri.
La prima sezione de La tutela del tricolore, Il crimine contro l’arte, racconta come gli Uffizi – una delle massime espressioni del patrimonio artistico nel mondo e non solo in Italia, sostanza fondamentale della nostra civiltà e identità culturale – siano stati oggetto di un attacco terroristico di stampo mafioso il 27 maggio 1993, con alcune opere distrutte ed altre scampate dall’oltraggioso delitto.
L’azione di Rodolfo Siviero e la sua eredità è il titolo della seconda sezione de La tutela del tricolore, dove si narra il salvataggio delle opere delle Gallerie di Firenze, trafugate nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. Vi si trovano esposte le celebri Fatiche di Ercole di Antonio Pollaiolo, la Madonna col Bambino (detta Madonna del Solletico o Madonna Casini) di Masaccio, il Ritratto di uomo di Hans Memling, l’Avarizia di Francesco Furini, il Pigmalione e Galatea di Bronzino, Ritratto di giovane donna di scuola emiliana (illecitamente esportata negli Stati Uniti con la suggestiva attribuzione a Raffaello), tutte opere rientrate agli Uffizi grazie a Siviero, ministro plenipotenziario che su nomina di De Gasperi nel 1946 diresse una missione diplomatica presso il governo tedesco allo scopo di ottenere il riconoscimento di un principio di legittima restituzione delle opere italiane.
Tra le altre, alla mostra La tutela del Tricolore sono esposte la trecentesca Dormitio Virginis, di scuola veneta, trafugata il 20 luglio 1944 da soldati nazisti a Lastra a Signa nella Villa del Sassoforte di Federico Mason Perkins e riportata in Italia dopo esser stata individuata sul mercato londinese nel 2014; la pistola turca del Museo Stibbert restituita spontaneamente da uno degli eredi del militare che l’aveva asportata dal museo; La carica dei bersaglieri di Michele Camarrano, purtroppo tagliata e suddivisa in varie porzioni per poterla vendere più facilmente.
Nella terza sezione della Tutela del tricolore, Beni archeologici e diplomazia culturale, si espone una serie di preziosi recuperi archeologici, per lo più provenienti da scavi clandestini e poi usciti illecitamente dall’Italia. Tra gli altri, presenti la statua di Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano rientrata da Boston nel 2007, il cratere del celebre pittore Assteas rientrato da Los Angeles nel 2005 e infine l’Hydria etrusca dove è rappresentata la metamorfosi dei pirati in delfini, tornata nel 2014 dal Toledo Museum of Art nell’Ohio.
I Carabinieri dell’arte a grandi passi verso i primi cinquant’anni è la quarta sezione de La tutela del tricolore: una rassegna cronologica di recuperi di dipinti, reperti archeologici, ed altri oggetti di varia provenienza, che illustra il cammino del Comando Tutela Patrimonio Culturale vicino al compimento dei cinquant’anni. Tra queste ricordiamo la Triade Capitolina e il Volto d’avorio, il Putto con anatra della Casa dei Vettii a Pompei, l’Adorazione dei Pastori di Dono Doni di Assisi, trafugato dalla Pinacoteca Civica di Bettona.
Una menzione particolare meritano le opere ancora mai viste in Italia, rientrate dai quattro angoli del mondo appena in tempo per essere esposte nella sezione di chiusura “L’attività continua”: laPeplophoros di Villa Torlonia, il pugnale con impugnatura in giada dell’armeria di Friederich Stibbert, il celebre Carro di Eretum tornato da Copenaghen, il Ritratto di Giulia Domna di Villa Adriana, le pagine miniate dell’Antifonario di Santa Verdiana a Castelfiorentino.
Con la quinta sezione de La tutela del tricolore, intitolata “Scoperte fortuite: l’etica del cittadino”, la mostra vuole raccontare anche i comportamenti virtuosi e rispettosi della legge messi in atto da alcuni cittadini che si sono inaspettatamente ritrovati ad essere protagonisti di ritrovamenti. Allo scopo si espone una Testa di bambina rinvenuta assieme ad uno straordinario Torso bronzeo (arte romana, II sec. d. C.) nei fondali a largo della Puglia e un’Urna cineraria con raffigurazione di defunto recumbente trovata in una tomba etrusca nei pressi di Città della Pieve da un agricoltore, che segnalandola alle autorità competenti ha scongiurato il pericolo che i preziosi corredi funerari cadessero in mano a tombaroli senza scrupoli.
La globalizzazione del crimine è la sesta sezione della mostra la Tutela del tricolore, che espone le Oreficerie Castellani rubate dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia il 30 marzo 2013, su commissione di una facoltosa signora russa che ambiva a possederle, e che sono state fortunatamente recuperate grazie alle indagini e agli interventi dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Non poteva poi mancare uno sguardo sul mondo: sulle guerre che devastano patrimoni artistici che appartengono all’umanità intera, sull’accanimento del terrorismo contro i simboli di antiche civiltà, sulle calamità che continuamente mettono in pericolo edifici e oggetti. Per questo si è scelto di esporre la stele funeraria di Palmira, che assurge a simbolo delle guerre in corso, dove sono entrati in azione i “Caschi blu della cultura” appena costituiti.
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