Forse presi dalla noia per i furti e truffe, di strumenti da lavoro e sulle caldaie, che hanno comunque continuato a perpetrare anche dopo il fallito assalto alla BNL di Santa Maria degli Angeli, hanno tentato di assaltare un bancomat usando gas acetilene; ma il furto, nel febbraio 2019, era andato buca, e i ladri erano dovuti fuggire abbandonando l’auto a Bastia Umbra. Proprio da queste indagini, condotte dalla squadra mobile di Perugia, è stato scoperto un sodalizio criminale ben strutturato, fondato da vincoli familiari tra i partecipanti, con base operativa nella Capitale, per il quale l’episodio di Assisi aveva costituito una sorta di variante rispetto al business principale, furti di caldaie e altri elettrodomestici ai danni di esercizi commerciali in Umbria, Lazio, Toscana, Abruzzo e Campania.
Nella mattinata di oggi, 8 aprile 2021, gli agenti hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal gip del Tribunale di Perugia nei confronti di tre cittadini rumeni, di cui due destinatari di custodia cautelare in carcere ed uno dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; per altri due cittadini rumeni, è stata disposta la custodia cautelare in carcere e quella degli arresti domiciliari, entrambe non ancora eseguite. I tre, rintracciati nella Capitale, nel corso del 2019, si sono resi responsabili dapprima di un assalto presso uno sportello bancomat di Assisi e successivamente di numerosi episodi di furto o truffa all’interno di negozi che commerciano caldaie ed altri elettrodomestici. Agli indagati, viene contestato, a vario titolo, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una serie indeterminata di reati contro il patrimonio, quali truffe e furti con l’uso di mezzi fraudolenti in centri commerciali, e anche di un furto mediante l’uso di esplosivo per lo scasso di un bancomat.
Appunto il caso di Assisi, dove i malfattori non erano comunque riusciti ad impossessarsi del denaro e avevano anche dovuto abbandonare l’auto, all’interno della quale gli agenti intervenuti avevano rinvenuto un piede di porco e del filo spinato, comprati da una cittadina rumena in un negozio di Roma. Gli ulteriori sviluppi investigativi consentivano di identificare, progressivamente, un gruppo di cittadini rumeni dimoranti a Roma o in provincia, riuscendo non solo ad attribuirgli la responsabilità dell’assalto al bancomat, ma anche di monitorarne le ulteriori imprese criminali, appunto furti e truffe. Nei casi di furto – perlopiù trapani e avvitatori elettrici – i cittadini rumeni avevano l’abitudine di colpire a ridosso dell’orario di chiusura, approfittando della minore vigilanza interna. Per le truffe, gli indagati utilizzavano un espediente piuttosto ingegnoso; cambiando il codice a barre di costose caldaie, se ne appropriavano a nche a un decimo del prezzo, per poi rivenderle online.
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