Il Tar dell’Umbria ha respinto il ricorso con cui Fonderie di Assisi ha impugnato gli atti relativi sia sula richiesta di un piano di delocalizzazione dell’impianto esistente avanzata dal Comune, sia quelli sull’insediamento di cinque nuovi silos per un massimo di cinque anni. Nel procedimento si sono costituiti parte civile il Comune di Assisi, la Soprintendenza e il ministero della Cultura.
Il ricorso dell’industria, è stato giudicato infondato dal collegio amministrativo, che osserva come il termine quinquennale contestato sia ampiamente riconducibile a un percorso di trasformazione urbanistica. Il Tar – secondo la Nazione Umbria – ha confermato la validità del ‘titolo abilitativo e dell’ autorizzazione paesaggistica’ rilasciati in riguardo ai silos per il tempo limitato di cinque anni. Con il Tar con la determinazione impugnata che si inserisce nell’ambito delle trasformazioni urbanistiche ed edilizie del tessuto comunale, avendo il nuovo Piano Regolatore del Comune di Assisi classificato l’area in cui è sito il complesso industriale Fonderie Assisi come “tessuti di trasformazione prevalentemente residenziale”.
Soddisfatto il Comitato, difeso dall’avvocato Valeria Passeri: “Quanto all’omessa motivazione del Comune in ordine alle ragioni per cui i silos dovrebbero permanere per un periodo di soli cinque anni – si legge in un messaggio – osserva il Collegio che le motivazioni su cui è fondato il parere della Soprintendenza sono direttamente collegate alla tutela del paesaggio ed evidenziano come l’attuale collocazione delle Fonderie Assisi si palesa profondamente impattante con lo stesso anche per la contiguità con l’area della ‘Porziuncola’ e con una zona a destinazione quasi esclusivamente residenziale. L’area prevalentemente residenziale non può tollerare questo tipo di attività, occorre evadere il più presto possibile la richiesta del piano industriale di delocalizzazione, già avanzata dal Sindaco, e di cui ne è stata altresì confermata la validità dal Tar Umbria”.
Per l’avvocato, inoltre, “La battaglia sanitaria e ambientale che stiamo portando avanti è ancora ardua, ma alcuni passaggi della sentenza fanno sperare in una prossima auspicata delocalizzazione dell’ industria insalubre, fuori dal cuore di Santa Maria degli Angeli”.
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