Un restauro di grande valore simbolico, impegnativo e necessario ma anche di particolare significato perché intrapreso nella prospettiva dell’ormai prossimo Giubileo del 2025. Così il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro, ha annunciato l’avvio del restauro del baldacchino di Bernini (per quanto vi abbiano collaborato altri grandi artisti come Borromini) che sovrasta la tomba dell’Apostolo. Un lavoro iniziato a febbraio, con l’allestimento delle enormi impalcature, che saranno pronte prima della Settimana Santa, e durerà dieci mesi, per concludersi a dicembre, in tempo per l’apertura del Giubileo. “Con i suoi 28,74 metri di altezza e 63 tonnellate di peso, il Baldacchino è giustamente definito un gigante dell’arte di tutti i tempi, opera unica nel suo genere nella quale collaborarono Bernini e Borromini”, ricorda Vatican News.
Il tempo previsto per l’intervento è di 10 mesi: dalla seconda metà di febbraio a dicembre 2024, poco prima dell’apertura della Porta Santa. Si tratta di “un restauro di grande valore simbolico perché il Baldacchino “che si erge solenne al di sopra dell’altare maggiore”, “alto quanto un palazzo di dieci piani”, precisa il porporato, “è il fulcro della Basilica” e “segna con la sua magnificenza il luogo della Tomba dell’Apostolo Pietro al quale la Basilica Vaticana è dedicata. Il restauro affidato ad un team di di professionisti di consolidata esperienza, si svolge a 250 anni dagli importanti interventi conservativi settecenteschi e a 400 dall’inizio dei lavori per il Baldacchino. Tra di essi c’è l’assisano Alberto Capitanucci, responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano. (Continua dopo la foto)
Intervistato da Repubblica e dal Tg2, Capitanucci ha ricordato che sono 250 anni che non si interviene sull’opera, “oggi interessata da uno strato importante di polvere coesa, senza dimenticare la complessità di accesso e pulizia” che chi deve occuparsi dell’opera trova. Nello specifico l’intervento si articolerà in tre fasi: responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano: accantieramento con la progettazione delle impalcature di lavoro; diagnostica preliminare ed in corso d’opera con documentazione grafica e fotografica; restauro delle superfici metalliche, lapidee e lignee. “L’esame dello stato di conservazione del Baldacchino, per quanto allo stato accertabile, sembra escludere degradi importanti del metallo ma, di contro, non può non rilevare la presenza di pesanti patine scure dovute a sostanze grasse e particolato atmosferico ormai inglobato nelle patine”, l’analisi tecnica. (Continua dopo la foto)
“Analoga condizione si riscontra sugli elementi lapide, con particolato aderente alle superfici, tarsie marmoree in fase di distacco e patine grigie dovute all’ossidazione dei protettivi applicati. La copertura lignea, analizzata grazie alla raffinata campagna di rilevamento fotografico mediate droni di recente conclusasi, mostra una estesa sconnessione del sistema delle assi che rivestono la cornice e, laddove gli elementi risultano già divelti, sono evidenti gli accumuli di particellato e residui semicoerenti. Il ‘cielo’ del Baldacchino, con lo Spirito Santo raggiante, presenta numerose sconnessioni e distacchi del tavolato e le superfici policrome e le dorature sono afflitte da diffuse cadute di stratificazione e sollevamenti de-adesivi”. Il restauro odierno, quindi, “più che una buona pratica, è una reale necessità di conservazione del bene”. In totale saranno spesi settecentomila euro, finanziati dal benemerito Ordine dei Cavalieri di Colombo e, come evidenziato dal cardinale Gambetti, “è un’opera che si pone in continuità con il progetto di valorizzazione e nuova illuminazione della necropoli vaticana, sostenuto anch’esso dai Cavalieri di Colombo”. E dopo otto mesi di lavoro condotto con una dozzina di operai specializzati restituiranno “un baldacchino ringiovanito e più splendente”.
Le foto del Baldacchino con le impalcature sono screenshot del Tg2
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