Prima dello sciopero e del presidio di domani (17 ottobre 2017) in via Palermo nel corso dell’incontro tra sindacati e rsu per risolvere la vertenza Colussi, la Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, ha convocato, discutere delle problematiche che stanno investendo il settore agroalimentare della regione.
Le numerose vertenze (Colussi, ma anche Perugina tra le principali, con quasi 500 posti di lavoro a rischio) “impongono – secondo la giunta regionale – non solo tavoli di confronto nel merito delle singole vertenze, ma necessitano di una analisi e di una responsabilizzazione condivisa da parte di tutti i soggetto interessati”. Domani, intanto, è sciopero: nel giorno del nuovo incontro in Confindustria nel corso del quale l’azienda – che ha annunciato l’intenzione di avviare licenziamenti collettivi in virtù della legge 223/91 – comunicherà ai sindacati quali sono i 125 dipendenti che dovrebbero essere licenziati previa corresponsione di un’indennità compresa tra i 3 e i 9 mesi di stipendio (ci sono due mesi e mezzo per trovare un accordo) gli operai incrociano le braccia: per ora otto ore, ma non si escludono altre due ore di sciopero ogni fine turno. Alla protesta di domani per la vertenza Colussi dovrebbe partecipare, impegni istituzionali permettendo, anche il sindaco di Assisi Stefania Proietti, che Massimo Morelli dell’Ugl (e rsu Colussi) ringrazia per l’incontro dei giorni scorsi.
Intanto continuano le prese di posizione politiche sulla vertenza Colussi: Pietro Laffranco, deputato di Forza Italia, chiede “un intervento tempestivo” per scongiurare i 125 licenziamenti, e, nel ricordare anche i casi Perugina, ex Pozzi, Novelli e Thyssen, ricorda di aver presentato un’interrogazione al Ministro Poletti (lavoro e politiche sociali) e al Ministro Calenda (sviluppo economico) “affinché facciano luce su tutta la vicenda, ma soprattutto per chiedergli di aprire un tavolo istituzionale”. Luigino Ciotti di A Sinistra esprime “massima solidarietà” ai lavoratori, ma chiede anche che la battaglia dei dipendenti Colussi per salvare il posto di lavoro diventi “una battagilia di civilità” e che l’azienda “mantenga le promesse fatte agli operai che hanno fatto sacrifici”. “La vertenza Colussi – è scritto tra l’altro in una nota – è e deve essere una lotta di tutto il territorio e dei suoi cittadini e le istituzioni locali devono lavorare per questo altrimenti la sconfitta ed i licenziamenti sono cosa certa, anche se fosse il solito giochetto di chiedere più licenziamenti, per ottenere risorse pubbliche in cambio, e chiudere poi con un numero inferiore di licenziati facendo credere ad un ruolo positivo di sindacati, Regione e Comune, ma in sostanza portando a gara il risultato che si riprometteva il padrone. Consiglio comunale aperto, presenza nelle piazze del comune di Assisi e volantinaggi, occupazioni delle strade, incontri con le categorie e vicinanze degli operai delle altre aziende devono essere atti concreti e visibili per rispondere con la stessa forza alla volontà della Colussi”. Anche il Partito comunista “si schiera al fianco dei lavoratori” e accusa l’azienda (“ha tradito le promesse”), e i sindacati (“fanno uno scontro di facciata per ottenere al massimo risultati risibili come le riassunzioni -comunque in sottonumero- in regime di Jobs Act”).
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