Nel giorno in cui avrebbero dovuto ascoltare le controproposte della Colussi o presentare le loro, sindacati e rsu arrivano in ordine sparso all’appuntamento: prima dell’incontro con l’azienda per sciogliere il no della crisi Colussi, i rappresentanti dei lavoratori hanno fatto una sorta di ‘pre-vertice’ tra di loro, riunione che però, dopo circa due ore, ancora non aveva portato a nulla, se non a uno slittamento dell’incontro con l’azienda.
Il nodo è quello già emerso alle assemblee di fabbrica della settimana scorsa: stando ai rumors di fabbrica, i sindacati sono più disponibili a trattare con l’azienda, mentre le rsu interne, chiamate a tenere conto di quanto votato dai lavoratori dello stabilimento di Petrignano di Assisi, chiedono prima la garanzia di più lavoro, e poi sono eventualmente disposti a discutere di flessibilità.
Mercoledì 25 ottobre, il nuovo round per la crisi Colussi: l’azienda si è vista esprimere “forte contrarietà” alle sue proposte, che nello specifico riguardano gli accordi collettivi (si scende da 3 a 5 notti, che riguarda 110 persone), ridefinizione dei part time ante 1999 (48 persone coinvolte), attività di formazione rivolta alla riqualificazione del personale, estensione dell’orario di lavoro dal lunedì al sabato (74 lavoratori coinvolti), verifiche sulle esenzioni mediche, internalizzazione di alcuni servizi esterni, definizione di un piano sociale (uguale a quello previsto per la chiusura dello stabilimento di Imperia). Proposte che Fai, Flai e Uila, insieme alle RSU, ritengono “inaccettabili” e che sembrano essere disponibili a vagliare solo se le modifiche del lavoro saranno graduali e sperimentali, con momenti di verifica e secondo quanto previsto dal contratto collettivo nazionale del lavoro dell’industria alimentare. L’azienda ha inoltre avviato verifiche per valutare eventuali uscite volontarie e/o di pensionandi e ha espresso la disponibilità di attivare processi di outplacement per la ricollocazione del personale in esubero.
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