Un giallo che ha come protagonista Francesco d’Assisi. Un romanzo in cui si intrecciano storia, avventura e azione dentro l’affascinante Medioevo, un secolo in cui esplode il conflitto tra ragione e fede e tra due ordini monastici nascenti: francescani e domenicani. La fortezza del castigo segna l’esordio nella narrativa della coppia di sceneggiatori Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro, con un romanzo ispirato a I pilastri della terra e a Il nome della rosa.
La fortezza del castigo (Newton Compton, 378 PP., 9,90 euro) è anche un viaggio avventuroso nell’Italia del Medioevo in compagnia di un personaggio molto interessante. Bonaventura da Iseo: frate francescano, alchimista, abile risolutore di enigmi e investigatore ante litteram alla maniera di Guglielmo da Baskerville e dell’Auguste Dupin dei racconti di Poe.
Ecco la trama di La fortezza del castigo: nel 1266 in Francia, nel convento di Mantes, l’inquisitore Marcus attende nell’ombra l’arrivo di un frate. È deciso a strappargli a ogni costo la verità su un libro segreto che minaccia di scuotere le fondamenta della Chiesa. Nel 1214, in Italia, ad Altopascio, nella dimora dei Cavalieri del Tau, il francescano Bonaventura da Iseo, esperto nelle arti alchemiche, apprende con sgomento la notizia della scomparsa del suo mentore, Francesco d’Assisi, e riceve, dalle mani grondanti sangue di un confratello, un misterioso manoscritto che dovrà custodire anche a costo della propria vita. Determinato a trovare e liberare Francesco, Bonaventura decide di mettersi in viaggio: tra bui conventi e infidi manieri, scoprirà che il maestro aveva con sé l’unica reliquia in grado di sconfiggere le forze del male e impedire l’avvento dell’Anticristo. Sulle tracce del frate d’Assisi, il monaco e i suoi compagni di avventura arriveranno fino alla rocca maledetta di Montségur, fortezza inespugnabile degli eretici catari.
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