Quattro misure cautelari agli arresti domiciliari (per Emilio Duca, quale direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia, per Maurizio Valorosi nella veste di direttore amministrativo, per il segretario regionale del Pd Gianpiero Bocci – il Pd, commissariato da Zingaretti, vede reggente Valter Verini – e per l’ assessore regionale alla Salute Luca Barberini), sei provvedimenti di interdizione per sei mesi con divieto di esercitare una pubblica funzione o servizio e 35 indagati complessivi. Sono questi i numeri dell’inchiesta sulla sanità in Umbria condotta della procura di Perugia sulle irregolarità nelle otto procedure di selezione del personale dell’ Azienda ospedaliera. La presidente della Regione Catiuscia Marini, anche lei del Partito democratico, è invece indagata a piede libero. Per la procura “in più occasioni” si sarebbe interessata ai concorsi.
Per gli inquirenti, come riporta l’agenzia Ansa, quello scoperto era un “sistema che andava avanti da sempre”, e con cui sono stati “condizionati e sostanzialmente falsati”, come scrive il gip, da esponenti di primo piano del Pd umbro, 11 concorsi per una trentina di assunzioni all’ospedale di Perugia per primari, medici, infermieri e ausiliari fino ad arrivare alle categorie protette. Una “spartizione” di vincitori ed idonei.
L’inchiesta sulla sanità in Umbria, condotta dalla guardia di finanza, è andata avanti per mesi. Con intercettazioni telefoniche a attività d’indagine a riscontro. A chi doveva superare le prove – scrive ancora il gip nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari – venivano fornite “le tracce d’esame e gli indirizzi della commissione in ordine alle valutazioni da assegnare ai candidati”. In particolare l’accusa ritiene che Barberini abbia interferito in quattro concorsi e in tre Bocci. L’ex sottosegretario all’Interno, inoltre, avrebbe anche passato agli altri indagati informazioni sull’indagine e per questo deve rispondere di favoreggiamento.
Secondo il gip alla base delle esigenze cautelari per i due c’è “l’abile sfruttamento di un efficiente e solido sistema clientelare e la stabile utilizzazione delle funzioni e del ruolo istituzionale rivestito per finalità illecite”. Più in generale per il giudice che ha disposto le misure cautelari “dall’insieme degli elementi raccolti deriva un chiaro quadro di abituale attività illecita”. Delineato anche dalle intercettazioni agli atti. “Messaggio da Bocci… vuole gli orali, le domande orali”, dice il direttore amministrativo Valorosi al dg Duca. Quest’ultimo il 9 maggio del 2018 – scrive il gip – “si reca in consiglio regionale e ha un incontro con la presidente della regione Umbria Catiuscia Marini… il Duca riferisce alla Marini di avere le ‘domande’ in vista dello scritto (‘qui ce so le domande, tra quelle lì…sta tranquilla’)”.
Uno schema simile, documenta l’inchiesa sulla sanità in Umbria, si ripropone anche in occasione delle prove pratiche tanto che la presidente della commissione consegna a Duca e Valorosi le tracce in un incontro che gli investigatori documentano il 23 maggio. I due convengono sulla necessità “di far avere le tracce anche a Gianpiero” e di consegnarle a Valentino Valentini (collaboratore della presidente, ndr) “evidentemente perché le consegni alla Marini”. Infine, il 25 maggio, una volta finite le prove, Duca ribadisce alla presidente della commissione esaminatrice “la necessità di portare avanti le persone raccomandate da Bocci da Barberini e dalla Marini e, dunque, di ‘gonfiare’ la valutazione di una delle candidate che… aveva grossi problemi”.
L’inchiesta sulla sanità in Umbria ha subito provocato un acceso dibattito politico. Marini si dice “assolutamente tranquilla e fiduciosa nell’operato della magistratura”. “È sereno e si dichiara assolutamente estraneo ai fatti contestati” anche Barberini, che ha annunciato l’autosospensione dal Pd del suo assistito e la decisione di dimettersi dall’incarico. Ma Lega e M5s sono subito passati all’attacco. “Dobbiamo togliere la sanità pubblica dalle mani dei partiti. Bisogna slegare le nomine negli ospedali dalla politica. Bisogna fare una legge per introdurre un sistema più meritocratico ed efficiente, con concorsi trasparenti”, afferma Luigi Di Maio.
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