“La casa di riposo “Andrea Rossi” avrebbe potuto eliminare il danno economico, dell’immagine, del rischio dei posti di lavoro etc. oggi lamentati, aderendo (per l’Hotel Subasio, ndr) alla richiesta di nomina dell’amministratore giudiziario come accaduto per gli altri appalti della società, in attesa del chiarimento giudiziario della posizione dell’amministratore”. Lo scrive in una nota Luigi Catalano, titolare della Hotel Subasio Srl che ha in affitto la struttura, all’indomani della nota con cui il cda della casa di riposo lanciava l’allarme per i rischi legati alla mancata funzionalità dell’hotel.
“Quando è stata notificata l’interdittiva chiamata in gergo tecnico antimafia (anche se viene emessa senza alcun fatto accertato ma per il sospetto della presunzione di possibile infiltrazione mafiosa) la Prefettura di Reggio Calabria ha chiesto alla Casa di Riposo se volessero che nominasse un amministratore giudiziario, ma la risposta è stata negativa. Oggi lamentano le difficoltà economiche e gestionali”, ricorda Catalano.
“Quello che si è verificato è ovvio che inizialmente è stato per cause imputabili alla società ma il legislatore mette degli strumenti a disposizione delle amministrazioni (nomina di amministratore giudiziario previa richiesta dell’ente) proprio per non recare danni in attesa di chiarimenti giudiziari. Non si comprende la presa di posizione dell’Ente. Detto ciò, prima di additare il sottoscritto come mafioso (il riferimento è a un passaggio della nota della casa di riposo, dove si fa riferimenti ai tentacoli della mafia sulla città, ndr), dovrebbero informarsi su come funziona l’applicazione di tale strumento (non esiste nessun fatto di mafia addebitato alla società Hotel Subasio srl e/o all’amministratore)”.
“Questa norma subìta soltanto dagli imprenditori – spiega Catalano – è anticipatoria rispetto a qualunque grado di giudizio e viene emessa per il sospetto di poter favorire la criminalità. Immaginate se i professionisti indagati per i fatti della regione Umbria – giusto per fare un esempio locale – fossero cancellati dall’albo professionale prima del processo! A nessuno sembrerebbe costituzionale eppure sono indagati quindi gli inquirenti hanno trovato delle prove da poter supportare in giudizio quanto asserito. Nel caso dell’hotel Subasio non vi è nessuno indagato e l’hotel è stato chiuso per il sospetto di possibile infiltrazione. In pratica questa normativa subita soltanto dagli imprenditori ha sovvertito la presunzione di innocenza in presunzione di colpevolezza (senza processo).
“Ovviamente per quanto asserito negli articoli pubblicati ci riserviamo di tutelarci nelle opportune sedi per dimostrare le accuse infamanti ed inesatte. Ribadiamo la ferma disponibilità della società – conclude la nota – a richiedere la nomina del tutore giudiziario al fine di far proseguire l’attività in maniera dignitosa per il bene di tutti”.
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