Sul caso della dipendente comunale assenteista (e per questo licenziata), la Corte d’Appello di Perugia, confermando la sentenza del Tribunale, ha dato un’altra volta ragione al Comune. Ne dà notizia l’amministrazione comunale, secondo cui “Il licenziamento senza preavviso nei confronti della dipendente, al centro di un’indagine penale, è stato quindi ritenuto pienamente legittimo e i giudici d’appello hanno accolto tutte le tesi dell’amministrazione comunale, assistita dagli avvocati Fabrizio Domenico Mastrangeli e Francesco Niccolini”.
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La vicenda della dipendente comunale assenteista risale al 21 settembre di due anni fa quando il Comune, in applicazione della legge Madia, decise di interrompere immediatamente il rapporto di lavoro con la dipendente senza attendere gli esiti del processo penale che la vedono sott’accusa per truffa aggravata e per aver attestato falsamente la sua presenza in servizio mentre in realtà si recava in palestra o a fare altro.
La dipendente aveva subito impugnato il licenziamento ma il tribunale con ordinanza del 23 aprile del 2018 respinse il ricorso. Un mese dopo la stessa aveva proposto opposizione e il Tribunale il 4 febbraio scorso le aveva dato di nuovo torto. Non soddisfatta ha ripresentato ricorso in appello contro l’ultima sentenza e ora la decisione della Corte che conferma la legittimità del licenziamento in tronco e sconfessa la tesi difensiva.
Nel merito della sentenza di secondo grado, i giudici della sezione lavoro hanno scandagliato vari aspetti del reclamo, tra cui la proporzionalità tra il rilievo disciplinare del fatto e il licenziamento. L’addebito riguardava l’orario di uscita dal lavoro e in particolare il fatto che in quattro giorni del marzo del 2017 la dipendente era andata via dall’ufficio alle 17 attestando invece falsamente di essere stata presente fino alle 18. Su questo punto, come su tutti gli altri, la Corte ha confermato l’operato del Comune, vale a dire il licenziamento immediato, respingendo in toto la linea della dipendente.
Da questa vicenda, oltre al fascicolo davanti al giudice del lavoro e a quello davanti al giudice penale, ne è stato aperto un altro davanti alla Corte dei Conti per danno d’immagine. Per questo filone è stata interpellata la Corte Costituzionale in merito alla legittimità della norma della riforma Madia che prevede la condanna (non inferiore a sei mesi di stipendio) per danno d’immagine provocato dai cosidetti “furbetti del cartellino” all’ente di appartenza. Comunque la Procura della magistratura contabile ha sempre ribadito la fondatezza dell’azione risarcitoria avanzata dal Comune, riconoscendo quindi la violazione delle regole da parte della dipendente.
“L’amministrazione comunale – ha dichiarato il sindaco Stefania Proietti – prende atto della decisione della Corte d’Appello di Perugia e ribadisce che si è sempre mossa, senza alcun pregiudizio, nel rispetto della legalità e anche per difendere e tutelare il buon nome dei tantissimi dipendenti pubblici che fanno tutti i giorni il proprio dovere”.
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