Un bimbo di appena un mese è ricoverato in ospedale con lesioni ipossiche ischemiche e emorragiche alla testa e nessun segno esterno che possa giustificare quella compromissione. Potrebbe trattarsi di un caso di ‘sindrome del bambino scosso’. Essa consiste nel violento scuotimento del bambino con possibile trauma cerebrale e conseguenti complicanze neurologiche. Ciò accade quando il bambino viene tenuto per il tronco e vigorosamente scosso. Il capo subisce rapidi movimenti di rotazioni e, per le sue grandi dimensioni ed una muscolatura del collo ancora inadeguata, il contenuto della cavità del cranio o encefalo (cervello, cervelletto e midollo allungato) va incontro a rapida accelerazione e decelerazione con trauma contusivo contro la scatola cranica, lesione dei nervi e rottura dei vasi sanguigni con emorragie. Condizioni che si verificano in casi da maltrattamento ma che – e sarebbe il caso di questo neonato – possono succedere anche involontariamente.
L’episodio, sul quale indaga la procura della Repubblica di Perugia, è avvenuto l’11 novembre scorso ad Assisi. Apparentemente, stando a quanto riporta la Nazione Umbria in edicola lunedì 10 febbraio, il padre avrebbe scosso il bimbo, forse vedendo che non respirava bene. Una manovra che aveva visto fare alla moglie. Ma che forse ha compiuto nel modo sbagliato.
I medici del Santa Maria della Misericordia hanno allertato la Polizia Giudiziaria. Gli agenti hanno sentito i genitori del bimbo e altri testimoni. La Polizia ha anche acquisito le cartelle cliniche del bambino. Per il padre – difeso dall’avvocato Fabrizio Schettini – l’accusa è di lesioni personali colpose aggravate. Starà ora a un’esperta accertare, esaminata la documentazione clinica e, eventualmente visitando il neonato, l’eventuale sindrome da bambino scosso, seppur causata involontariamente. Le operazioni peritali, un atto dovuto, inizieranno il prossimo 18 febbraio. L’esperta ha poi 60 giorni di tempo per le sue conclusioni. Intanto, il tribunale dei minori ha deciso per la sospensione della responsabilità genitoriale.
© Riproduzione riservata