“Gli operatori sanitari e socio sanitari devono necessariamente essere messi in sicurezza per poter continuare ad aiutare gli altri ed è indispensabile che le Regioni forniscano subito il previsto materiale di protezione”. È la richiesta di alcuni operatori, che riprendono analoghe prese di posizione a livello nazionale, dopo l’intervento di ieri nel centro storico di Assisi che ha visto intervenire l’ambulanza alle 15 dopo la chiamata alle 11 di mattina, visto che è stato necessario predisporre tutte le misure di prevenzione.
Nel caso in cui si debba intervenire per una persona con sospetto Covid-19, infatti, deve essere inviato un mezzo qualificato per il bio-contenimento, con a bordo personale con dotazione di sicurezza. La donna, 37enne del Nord Italia che ha cenato tre giorni fa con uno dei possibili casi sospetti di Coronavirus in Lombardia, ieri mattina avvertendo una difficoltà respiratoria, ha chiamato il 118. Il primo esame è risultato negativo. Ma non per questo gli operatori sanitari abbassanola guardia.
In caso di casi anche in Umbria, segnalano, “a farne le spese in termini di rischi e ore lavorative sono medici, infermieri, tecnici di radiologia e personale di supporto, in particolare quelli impegnati nella gestione dell’emergenza/urgenza extra ospedaliera e nei vari pronto soccorso”. Secondo Fimmg, che fa parte della task-force Coronavirus del ministero della Salute, è “evidente che bisogna organizzare sul territorio un intervento selezionato di assistenza”.
“Se un paziente contagiato da Covid-19 ma inconsapevole va a farsi visitare dal medico di famiglia, oppure se quest’ultimo effettua una visita domiciliare a una persona infetta ma non diagnosticata, si crea un problema serio per lo stesso medico e tutti gli altri suoi pazienti”. La proposta degli operatori sociosanitari rimbalzata anche ad Assisi “è che vi siano dei medici di base reperibili a turnazione, con dotazione di sicurezza, che rispondano alle richieste di visita e all’esposizione degli eventuali sintomi”.
Intanto a San Francesco si è pregato per la fine dell’epidemia del coronavirus nella messa della domenica mattina nella Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi gremita di fedeli. A celebrare il rito uno dei frati del Sacro Convento. Una messa dalla quale è stato eliminato, probabilmente per precauzione, lo scambio del segno di pace tra i fedeli e quindi la consueta stretta di mano che solitamente segna questo momento. Una preghiera “per non lasciare soli i fratelli colpiti da questa epidemia” è stata condivisa sabato sulla sua pagina Facebook da padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento.
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