C’è anche una ‘giovane’ dall’Umbria tra i partecipanti a una missione al Polo Sud per capire che cosa è successo nei primissimi istanti di vita dell’Universo. Lei si chiama Sofia Fatigoni, ha 30 anni appena compiuti, è alla sua terza missione tra i ghiacci e lavora alla creazione di un telescopio che servirà per capire che cosa è successo nei primissimi istanti di vita dell’Universo. Di professione fa l’astrofisica e si chiama Sofia Fatigoni. Diverse le interviste, tra cui una a Vanity Fair qualche giorno fa: “Fin da bambina volevo fare l’astronauta per due cose: l’astrofisica e l’esplorazione di posti isolati ai confini del mondo. In qualche modo è quello che son finita a fare”.
Sofia Fatigoni, diplomata al classico a Perugia e poi laureata in fisica e astrofisica a La Sapienza di Roma, dottorato alla University of British Columbia a Vancouver, e dal 2022 al California Institute of Tecnology di Pasadena, è in questi giorni di base alla Amundsen–Scott South Pole Station in Antartide. Il suo lavoro? Progettare e realizzare il telescopio del BICEP Array, Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization, un esperimento di astrofisica e cosmologia il cui scopo è la misura della polarizzazione della radiazione cosmica di fondo e progetto che riunisce quattro università americane, Harvard, Stanford e Minnesota e Pasadena in California.
Come spiega a Vanity Fair, “Stiamo cercando un’impronta debolissima in questa radiazione cosmica di fondo che non è mai stata trovata ma che sarebbe una svolta per la cosmologia, l’astrofisica e la fisica moderna. Se riuscissimo a trovare quello che stiamo cercando sarebbe una scoperta da Nobel. Quindi stiamo facendo una cosa parecchio grossa e importante e il nostro telescopio è da parecchi anni il telescopio n.1 al mondo. Quello che facciamo è costruire noi stessi il telescopio”. Perché al Polo Sud? “È il miglior posto al mondo per l’osservazione di microonde. Il segnale che stiamo cercando – spiegava al Messaggero nel marzo del 2023 – è debolissimo, per intercettarlo ci serve, oltre a un telescopio estremamente sensibile, un’atmosfera pulita e asciutta, senza vapore acqueo e il più lontano possibile da sorgenti di rumore e interferenze”. Tra i progetti per il futuro di Sofia Fatigoni, quello di tornare in Italia, prima o poi, forse: “Vorrei portare a termine il telescopio che sarà pronto nei prossimi 2-3 anni. E poi forse tornare in Italia. Ma ora non sono disposta a rinunciare a tutto ciò che amo e per cui ho lavorato per tutta la vita“. (La foto in evidenza e in basso sono tratte dai profili social)
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