“Ucraina e Russia si incontrino ad Assisi e siedano al tavolo della mediazione. Da Assisi parta un segnale di pace universale, contro la guerra, sulla scia del messaggio di San Francesco e sull’esempio di papa Giovanni Paolo II che proprio ad Assisi convocò la prima Giornata mondiale di preghiera per la pace”. L’intervento è del capogruppo regionale della Lega, Stefano Pastorelli che propone di “istituire un patto per la pace ad Assisi, coinvolgendo tutte le componenti laiche e religiose, invitando a sedersi intorno a un tavolo i rappresentanti di Ucraina e Russia, affinché fermino la guerra”.
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“La crisi umanitaria scaturita dal conflitto armato in Ucraina è devastante – sottolinea Pastorelli -. Un bilancio terribile di soldati morti in battaglia, ma anche di vittime innocenti, distruzione e intere famiglie costrette a lasciare la propria casa. Di fronte all’orrore della guerra dobbiamo fare ciò che è in nostro potere, cercando la mediazione e organizzando iniziative di sostegno e di accoglienza nei confronti della popolazione ucraina”.
“In questo momento – continua il capogruppo della Lega – tutto il mondo deve mettere da parte le divisioni e convergere unito verso un messaggio di pace. E questo messaggio non può che partire da Assisi, la città del San Francesco, che 800 anni fa, in piena crociata, in Egitto, decise di oltrepassare la frontiera del campo crociato e incontrare il Sultano, capo della fazione avversa, armato solo del suo saio e della sua fede. Sempre ad Assisi, nel 1986 – ricorda ancora Pastorelli -, fu convocata da Giovanni Paolo II una Giornata mondiale di preghiera per la pace, a cui presero parte i rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali, 50 delle Chiese cristiane (oltre ai cattolici) e 60 delle altre religioni mondiali, compreso il Dalai Lama”.
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“Sulla base di ciò che Assisi rappresenta, per storia, cultura e religione, oggi come allora – aggiunge Pastorelli a proposito delle possibili trattative tra Ucraina e Russia -, quando l’armonia tra i popoli viene messa in discussione dai missili e dalle bombe che uccidono innocenti e distruggono ospedali, la città è chiamata a un ruolo fondamentale. Quello di ascoltare il grido di aiuto di un popolo dilaniato dalla guerra e di prendersi la responsabilità di dire ‘basta’ – conclude -, lanciando un messaggio universale di pace che attraversa le epoche e arriva fino ai giorni nostri”.
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