Domenica 13 marzo la comunità di Cannara ha manifestato in piazza con l’iniziativa Candele in piazza per la pace. Alle venti in punto, sulle prime note dell’Inno alla Goia intonato dalla Banda musicale del paese, tante persone sono scese in piazza silenziosamente per dire no alla guerra. “Può un corteo silenzioso di uomini, donne e bambini, armati solo di candele e bandiere arcobaleno fare più rumore di una guerriglia addestrata per uccidere? In tanti giurerebbero di no, e del resto come dare loro torto. Certamente potrebbe non essere abbastanza, lo dice il buon senso e lo racconta la storia, ma quando nel cuore custodisci una speranza la senti gridare così forte che non puoi non condividerla con gli altri”, si legge nella nota del Circolo lettura di Cannara.
“Ma nonostante la retorica comune, tristemente rassegnata alle logiche personali di sovrani prepotenti, ci sono comunità che a questo destino non intendono piegarsi, che ancora oggi la guerra la ripudiano, perché l’hanno conosciuta e combattuta, perché i nipoti calpestano ogni giorno la terra pregna del sangue dei propri nonni, la detestano in quanto contraria ai principi su cui si fondano le proprie leggi, morali e costituzionali e soprattutto perché negando il diritto alla vita, la guerra rinnega qualunque altro diritto, offende la storia, la macchia di un crimine aberrante del quale dovremo vergognosamente rendere conto alle future generazioni, tutti, anche chi la guerra non l’ha voluta, perché il silenzio è universalmente sinonimo di consenso”, ancora la nota sullì’iniziativa Candele in piazza per la pace.
In piazza c’erano tutti a dire no alla guerra, il Sindaco, la comunità religiosa, Il Circolo di lettura, promotore dell’iniziativa, gli studenti con le fasce arcobaleno annodate in fronte, i gruppi sportivi con la tuta di rappresentanza ed il pallone sotto braccio, le associazioni, il Centro sociale, gli ex combattenti, fieri sotto ai loro stendardi variopinti, i gruppi politici di maggioranza e minoranza. “E – sempre la nota del Circolo di lettura – c’erano soprattutto loro, la comunità ucraina ed i primi profughi scampati al massacro, ora finalmente al sicuro nelle nostre case ma ancora frastornati dagli eventi che troppo velocemente li ha voluti lontani dalla loro terra. C’erano proprio tutti, mai così coesi e compatti. (…) E allora ‘può un corteo silenzioso di uomini, donne e bambini, armati solo di candele e bandiere arcobaleno fare più rumore di una guerriglia addestrata per uccidere?’ Forse sì. Forse se rimaniamo uniti, ci stringiamo la mano e condividiamo questo progetto affrontando insieme la fatica di una strada disseminata di ostacoli possiamo fare tanto rumore. Pacificamente. Compostamente. Dignitosamente. Credendo profondamente in un sogno che non è utopia ma, al contrario, nasce dal desiderio profondo di decidere del proprio destino e di quello dei propri figli che un giorno erediteranno le pagine di storia che stiamo provando a scrivere insieme e delle quali, ci auguriamo, potremo essere fieri”.
© Riproduzione riservata