Nuovo attacco dei lupi ad Assisi, e nuova vittima. Succede nella zona di Ponte Santa Croce, vittima una capretta – “ci seguiva sempre come un cane”, il commento dei proprietari – di cui è rimasto poco niente. La presenza del lupo è ormai assodata da anni e la stessa Provincia monitora da anni due nuclei sul Subasio. Frequenti gli avvistamenti di fungaioli ed escursioninisti, spesso anche alle porte della città.
A inizio ottobre, l’attacco dei lupi era avvenuto ai danni di un branco di asini a Costa di Trex. Ad accorgersi dell’accaduto i proprietari degli animali che hanno trovato la carcassa della povera bestiola e “le orme di lupi di grossa taglia”. Prima che i proprietari portassero via la carcassa dell’animale, i lupi erano persino tornati sul posto.
In passato – ricorda Eraldo Martelli – ci sono stati ritrovamenti di lupi uccisi (uno a Fossa Caroncia uno a San Benedetto), ma la vera novità è la vicinanza del fatto alla città, tanto che 100 metri sopra il bosco di San Francesco ci sono stati altri avvistamenti (addirittura sei tutti insieme). In passato invece, per sentirli ululare bisognava recarsi sul Subasio o verso Armenzano o alla Bandita, ora basta uscire dalle mura verso il cimitero o Porta Perlici e si sentono sul Colcaprile.
E se non manca chi ad Assisi sia “molto felice” che il lupo sia tornato addirittura nelle vicinanze della Selva, per il legame che questo animale ha con San Francesco, non va sottostimato l’allarme sociale, visto che molti non vanno più a funghi o a passeggiare sul Subasio per paura. L’incremento notevole del numero di lupi in molte parti italiane ed europee sta creando oltre che danni alla zootecnia notevoli allarmi sociali anche se non sempre giustificati. Tra le risposte ipotizzate, un controllo del numero dei lupi con abbattimenti, che in maniera illegale e come autodifesa qualcuno già sta effettuando. Ma il lupo è una specie particolarmente protetta e chi lo abbatte rischia molto.
Quanto ai danni (da attacco dei lupi agli animali o alle coltivazioni), questi – con tutti i ritardi noti, come sottolinea ancora Martelli – vengono risarciti, anche grazie a un apposito fondo regionale. Purtroppo, però, spesso i proprietari neanche fanno la denuncia convinti che lo stesso è irrisorio. Sarebbe invece opportuno segnalare tutti gli episodi anche per avere contezza del fenomeno che è sicuramente sottostimato dal mondo ambientalista e scientifico.
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