Dal primo febbraio il bar dell’ospedale di Assisi chiude definitivamente e per questo il personale dell’ospedale si sta mobilitando con una raccolta firme per dare un segnale concreto e scongiurare la chiusura di un servizio importante che, sebbene gestito da una cooperativa privata, è di fatto una sorta di servizio pubblico che impiega peraltro due persone. Martedì l’Avis aveva contattato l’assessore Massimo Paggi facendo presente che la possibile chiusura del bar – determinata, pare, dai bassi incassi della struttura, che ha però subìto nel tempo anche un ridimensionamento dell’orario in una sorta di spirale autodistruttiva – significherebbe l’automatica chiusura del centro di raccolta sangue. “A chi viene a donare – spiegavano dall’Avis – abbiamo il dovere di offrire una colazione, come ringraziamento e anche per riequilibrare il corpo dopo la donazione. Cosa che non sarebbe possibile fare senza bar, motivo per cui il centro di raccolta sangue rischia la chiusura”.
E ora Paggi risponde. “In merito al rischio chiusura del bar dell’ospedale di Assisi e ai timori avanzati dall’Avis, l’amministrazione comunale per voce dell’assessore comunale Massimo Paggi assicura il proprio intervento presso la direzione generale dell’Asl1”. Lo si legge in una nota della giunta. “Raccogliendo le preoccupazioni del personale sanitario e dei volontari dell’Avis che fruiscono del bar dell’ospedale anche per assicurare l’attività di donazione del sangue – ha affermato l’assessore Paggi – svolgeremo il nostro compito di sensibilizzazione del problema presso i vertici dell’Asl, facendo proprie le istanze di tutti coloro che frequentano, per necessità, i locali dell’ospedale. Consapevoli che si tratta di servizio importante per la cittadinanza ma regolato da rapporti diretti con l’Asl1, l’amministrazione comunale farà tutto ciò che è possibile per impedire l’interruzione del servizio”.
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