(Ste.Ber.) Sono discordanti i pareri ad Assisi centro storico fra alcuni commercianti dopo l’ordinanza della regione Umbria che fa abbassare le serrande la domenica a partire da domani 25 ottobre. Prevale lo scontento per le chiusure domenicali, e diversi alzano la voce: “Non capiamo il motivo della chiusura domenicale degli esercizi commerciali all’interno del centro storico – dicono – i nostri sono piccoli esercizi, gli ingressi sono contingentati, abbiamo esposte segnaletiche ben chiare da subito dopo il lockdown, veniamo penalizzati da una decisione troppo drastica”.
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E in centro storico, fra gli operatori, nasce anche “#iononchiudo”, gruppo di esercenti contrario in maniera ferrea alle chiusure domenicali: “Nato spontaneamente dopo la delibera della Giunta Regionale – scrivono in una nota arrivata ad AssisiNews – che impone la chiusura delle attività di commercio al dettaglio alla domenica, il gruppo privato “#iononchiudo” commercianti del centro storico di Assisi, sta raccogliendo i malumori generalizzati per questa ordinanza penalizzante nel periodo ancora abbastanza buono di turismo, in attesa pure del weekend che comprende anche la festività di Ognissanti. I commercianti chiedono a gran voce – sottolineano – una deroga a questa chiusura indifferenziata, che non distingue il bacino di utenza di massa dei centri commerciali da quelli di un negozio di 70 mq, che al massimo potrebbe ospitare 2/3 persone alla volta, e che comunque regolamenterebbe l’attività con tutti i protocolli di sicurezza anti Covid previsti. In un momento come questo – sottolineano dal gruppo – la delibera va ad intaccare il precario equilibrio dei flussi turistici che sono soprattutto concentrati nel weekend. I commercianti prevedono di aprire un tavolo di trattativa con la regione per la deroga al provvedimento e stanno organizzando una manifestazione pacifica, con il rispetto delle regole, per sottoporlo alla comunità locale. Le attività di commercio legate ai luoghi di culto – si chiedono infine – obbediscono alla delibera?”.
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Spesso gli ingressi negli esercizi commerciali in centro storico sono “filtrati” dagli stessi esercenti che esortano gli acquirenti ad indossare mascherina e disinfettare le mani mantenendo un corretto comportamento all’interno degli esercizi. “Siamo operatori commerciali – sottolineano alcuni ad AssisiNews dopo un giro in città nella mattinata di oggi sabato 24 ottobre – ma pensiamo che le nostre piccole attività non possano essere paragonate ai grandi centri commerciali dove in queste ultime domeniche abbiamo avuto occasione di vedere parcheggi pieni e dove magari è più difficile regolare afflussi evitando file ed assembramenti. Per noi la domenica è un giorno primario, capiamo che l’emergenza sia in crescita, ma non saranno certamente le chiusure dei piccoli negozi a bloccare l’afflusso in maniera totale all’interno delle città d’arte. Magari si poteva pensare – la precisazione – di apportare differenziazioni di città in città a seconda del numero di presenze ed abitanti. I piccoli centri non possono chiudere, così si muore!”.
Intanto, c’è però anche chi alle chiusure domenicali è favorevole, pur ponendosi anche diversi interrogativi: “In questo momento mi sento parzialmente controcorrente rispetto ai miei colleghi commercianti di Assisi in merito alle chiusure domenicali, siamo di fronte a questioni più alte rispetto al nostro piccolo business, qui c’è di mezzo la sanità pubblica, ragazzi” – scrive un commerciante di Assisi via social. “Tutta questa indignazione per il lucro cessante, per il “clamoroso” calo di incassi che sopporteremo nelle domeniche di novembre (e sottolineo novembre) mi sembra francamente irrispettoso – prosegue – nei confronti di tutte le persone che continuano ad ammalarsi, in alcuni casi anche gravemente. L’ unico dubbio personale – conclude – è sulla disparità di trattamento tra esercizi commerciali e pubblici esercizi. Ma nei bar e nei ristoranti non ci si infetta la domenica come in un negozio?” – è l’interrogativo.
Se è infatti vero che i pubblici esercizi (bar e ristoranti, tranne quelli all’interno dei centri commerciali in Umbria) potranno restare aperti, è vero anche che già subito dopo l’ordinanza c’erano stati diversi commenti diffusi via social da parte di alcuni operatori commerciali di Assisi, molti contrariati fin da subito: “Siamo apposto – uno dei commenti – possiamo pure morire, non di virus, ma di fame”. E fra chi “minaccia” di rimanere aperto e chi scrive che “ci è voluta la consulenza di avvocati e molte chiamate per interpretare bene l’ordinanza” – il commento di un altro utente – la preoccupazione sale perché “temiamo – sostengono – ulteriori interventi forse anche più drastici”.
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