Un 25enne di Assisi è stato condannato a 2 anni e 10 mesi di reclusione, convertibili in lavori socialmente utili; la condanna è per revenge porn, la diffusione di foto intime della ex a più persone. Il giovane era finito agli arresti domiciliari nell’aprile scorso accusato di aver diffuso immagini e video con riferimenti sessualmente espliciti. Le accuse erano di stalking, diffamazione e revenge porn.
Ora, dopo un anno, la sentenza che fa discutere. La notizia è riportata dal Messaggero in edicola di questa mattina: la vittima, una ragazza giovanissima, difesa dall’avvocato Laura Modena, aveva raccontato di aver subito una vendetta da parte dell’ex fidanzato. Dopo la fine della relazione, duratasei anni, la ragazza aveva scoperto profili falsi sui social e messaggi minacciosi con il suo nome seguito da “hot”. Erano spuntati anche messaggi minacciosi e contenuti espliciti con il suo numero di telefono, tanto che la giovane aveva dovuto affrontare un percorso terapeutico per combattere angoscia e insonnia.
L’ex fidanzato, difeso dall’avvocato Delfo Berretti, si era dichiarato sempre innocente, attribuendo la diffusione delle foto intime e tutto l’accaduto a un presunto gruppo criminale interessato alle loro vicende sentimentali; ma la Procura ha contestato anche la simulazione di reato. Il giovane “ha comunque sempre sostenuto come certe immagini fossero in realtà in possesso di entrambi i ragazzi. E che quindi non ci fossero prove che sia stato il 26enne a diffonderle, quanto un terzo a cui magari è stata la stessa vittima a inoltrarle”.
Ora la condanna, che rende soddisfatta la difesa (“la prova che sia stato lui a caricare i video non c’è”), ma fa infuriare l’avvocato della giovane: “È stato riconosciuto colpevole e questo è un primo punto – spiega Modena -. Ma la condanna è francamente mite e alle vittime rischia di mandare un messaggio scoraggiante: è inutile denunciare, tanto se la caverà con poco. Il pm non può appellare perché si è fatto l’abbreviato e non c’è stata alcuna modificazione del titolo di reato. Mentre l’imputato può rinunciare all’appello e avere così uno sconto ulteriore di pena di un sesto. Questo significa – conclude l’avvocato – che la pena resterà modesta pur a fronte di fatti di gravità inaudita. Per fatti analoghi c’è chi si è tolto la vita, non ce lo scordiamo”.
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