Dario Fo è morto: lo ricordiamo citando i legami con Assisi del premio Nobel per la letteratura, scomparso all’età di 90 anni mentre era ricoverato all’ospedale Sacco di Milano. I familiari erano stati avvisati dai medici dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute nelle ultime ore.
Nel suo curriculum, anche una disputa ad Assisi (e uno spettacolo su San Francesco): partiamo proprio da quest’ultima, opera del 1999 intitolata Lu Santo Jullare Francesco, spettacolo sulla vita del Santo di Assisi che, un paio di anni fa, è stato riscritto in una nuova versione e in una chiave originale che consentono all’interprete espliciti accostamenti alla figura dell’attuale Pontefice.
Lo spettacolo di Dario Fo su San Francesco narra la vita del Santo di Assisi, attraverso storie che lo vedono protagonista in prima persona, e altre storie viste da diversi personaggi elevati a simbolo dell’epoca medievale italiana. La fonte dello spettacolo fu la “Vita prima” di Tommaso da Celano, prima biografia della vita del santo, poi censurata dalla successiva Leggenda maggiore di Bonaventura. In scena i momenti più significativi della vita del Poverello d’Assisi, il confronto con Papa Innocenzo III per la richiesta di approvazione della Regola, la predica agli uccelli, il rapporto con i semplici, i confratelli, i cardinali.
Nel 2009 Dario Fo avrebbe dovuto portare “Giotto o non Giotto?” in scena nella piazza davanti alla basilica di San Francesco, e nonostante il sì della giunta comunale, a dire di no fu il vescovo Domenico Sorrentino (decisione che poi la comunità francescana del Sacro Convento di Assisi fece sapere di condividere). Lo spettacolo – che venne poi fatto a Perugia – era stato descritto come una lezione-show, che riscrive, con ironia e sapienza, la storia di Giotto, citando fatti poco esplorati dalla critica d’arte ufficiale, dall’attività di usuraio del pittore alle segrete influenze dei Vangeli apocrifi sulla sua opera, senza dimenticare il celebre e discusso ciclo della Basilica Superiore di San Francesco.
A irritare il presule assisano (che ufficialmente motivò il no con il fatto che di fronte alla Basilica non si sarebbero potuti più fare spettacoli), sarebbe stata proprio la parte del monologo nella quale Dario Fo afferma che gli affreschi della basilica con le storie di San Francesco non sono attribuibili a Giotto come vorrebbe la tradizione, perché il pittore all’epoca era troppo giovane.
“Si è spenta una voce critica che è stata da stimolo per l’attenzione verso gli ultimi e le periferie della storia. La preghiera che possa incontrare l’amore pieno”, il commento del Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti diffusa dal direttore della sala stampa, padre Enzo Fortunato che ricorda: “Dario Fo è sempre stato legato da affetto e ammirazione per il Santo di Assisi, lo testimoniano alcuni suoi scritti come la poesia per il Santo ‘Il dono della Pace’ e il racconto ‘La leggenda della fonte tiepida’”. Sul sito della rivista San Francesco Patrono d’Italia, è stata anche ripubblicata proprio la poesia che il premio Nobel scrisse per il Poverello d’Assisi.
Foto © Rivista San Francesco Patrono d’Italia & © Mauro Berti
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