Confermate in Corte di Cassazione due delle condanne per l’omicidio di Filippo Limini Senapa, avvenuta la notte di Ferragosto di tre anni fa.
Nel maggio del 2021 la pena più pesante col rito abbreviato era stata comminata Valentino Neculai, 20 anni, estradato dalla Germania a qualche mese dai fatti, condannato a sette anni per omicidio preterintenzionale e rissa. Aveva patteggiato tre anni sempre con la stessa accusa Denis Hajderlliu anch’egli 20 anni: ha ammesso di aver dato un pugno in faccia alla vittima. Brendon Kosiqi, anche lui 20 anni, al volante dell’auto che ha investito e ucciso Limini, aveva patteggiato quattro anni per omicidio stradale e rissa. Kevin Malferteiner, 23 anni, è stato assolto dal giudice dall’accusa di omicidio stradale in cooperazione colposa, ma condannato a 10 mesi per rissa.
Neculai e Malferteiner avevano fatto ricorso, ma la Cassazione ha dichiarato inammissibile quello del secondo (secondo cui “la sentenza di appello si è limitata ad aderire alla motivazione della decisione di primo grado, omettendo la valutazione delle emergenze istruttorie”) e ha rigettato quello del primo, che sosteneva che “Filippo Limini Senapa era venuto alle mani con altro soggetto che lo aveva centrato con un pugno facendolo cadere a terra. La vittima era già a terra al momento dell’investimento e non aveva cercato di rialzarsi, anche perché ubriaco”. Contestata anche la mancata concessione delle attenuanti per l’omicidio di Filippo Limini. Ma la Corte ha ritenuto valida la ricostruzione dei carabinieri e le conseguenti condanne.
Ma il processo per la morte di Filippo Limini aveva visto condanne anche nel gruppo degli spoletini. Nello specifico, Ionut Tardea ha patteggiato 10 mesi (sarebbe colui che avrebbe colpito con “una chiave inglese metallica a forma di L il parabrezza anteriore dell’auto”). Mentre altri due giovani, Emanuel Dedaj e Denis Radi, avevano patteggiato quattro mesi (pena sospesa). Tutti e tre, insieme al primo, si sono procurati “degli oggetti atti ad offendere e circondavano” l’autovettura. Un quinto, Altin Lacaj, era stato assolto.
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