Che fine ha fatto l’orto urbano del monastero benedettino nella zona san Pietro? In passato gestito da Alì Dea Omoruyi, donna di origini nigeriane che nel 2012 aveva vinto il premio Oscar Green, promosso da Coldiretti e indirizzato alle innovative idee in agricoltura oggi sarebbe stato ‘abbandonato’ perché chi se ne prendeva cura si è trasferito. Il tutto succede mentre, sempre nel quartiere di San Pietro, viene aperta un’erboristeria monastica, con tanti prodotti che potrebbero essere realizzati coltivando in loco i prodotti necessari; per questo, ci sarebbero svariati privati e associazioni che sarebbero interessati a capire che fine ha fatto l’orto urbano e se è possibile rilevarlo o rilanciarlo. Il progetto era stato lanciato nell’ambito dell’omonima iniziativa nazionale orti urbani, promossa da Italia Nostra, Coldiretti, Campagna Amica e Anci, con l’obiettivo di promuovere “il concetto di un’alimentazione naturale, di qualità, che rispetta il ciclo delle stagioni, in grado di trasferire direttamente i prodotti agricoli dal campo alla tavola per ‘una filiera agricola tutta italiana’”.
Oltre alla coltivazione di prodotti a km 0 (tra spinaci, radicchio, cavoli e broccoli e cardi, vari tipi di insalate, pomodori, peperoni melanzane, fagiolini, carote e altri ortaggi) e in maniera naturale, l’orto urbano nella zona di San Pietro aveva dato vita anche a un mercato trisettimanale, oggi dismesso. Una esperienza che ha dato il là a iniziative analoghe, ad esempio la parrocchia di San Rufino, su proposta di Lucilla Mariani Della Bina, lancia invece un esperimento che potrebbe coinvolgere anche altre aree verdi della città: nell’orto della Cattedrale è possibile coltivare piante e fiori e l’obiettivo è di far tornare a vita nuova anche altri spazi verdi. “Piccoli semi portati dai cittadini e coltivati con pazienza, tenacia e spirito di collaborazione – spiega la promotrice – arricchirebbero il nostro territorio” (info 333.1740804).
Foto expo2015.org; di seguito, il video presentazione dell’orto urbano ad Assisi
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