Rimane in carcere Piero Fabbri, il 56enne accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di Davide Piampiano, il 24enne morto in un tragico incidente di caccia. L’uomo, se il giudice confermasse le motivazioni dell’arresto, se tornasse libero potrebbe infatti influenzare gli altri testimoni. L’avvocato del muratore ha già anticipato che lavorerà per trasformare l’accusa in omicidio colposo aggravato e non di omicidio volontario con dolo eventuale.
Per il gip Carlo Frabotta, secondo il Corriere della Sera, “Sono rimasti confermati tutti i comportamenti del Fabbri successivi al ferimento colposo della giovane vittima, connotati dalla ferma volontà di andare indenne da ogni forma di responsabilità penale e sostanziatisi in un meditato intervento modificativo della scena del delitto (prima che terzi arrivassero sul posto) contestuale all’omessa chiamata dei soccorsi e alla piena consapevolezza, acquisita immediatamente dall’indagato dell’elevato rischio di decesso del ferito”. Piero Fabbri avrebbe ammesso solo quello che non poteva negare, continuando per il resto a fornire, “con freddezza”, una “versione palesemente falsa”, motivando la mancata richiesta dei soccorsi (“una plateale omissione”, per il gip) con “ragioni nebulose”.
Nell’interrogatorio di garanzia Piero Fabbri ha ammesso di aver sparato, ma ha precisato che non non voleva colpire l’amico; pensava fosse un cinghiale, un errore dettato dal fatto che erano le cinque del pomeriggio, praticamente quasi buio. Ha inoltre detto che le successive azioni (come l’aver scaricato il fucile di Piampiano) sono state dettate da ragioni di sicurezza e dall’assenza di coraggio nel dirlo ai genitori della vittima; non era insomma – a suo dire – un tentativo di depistaggio. “Ero sconvolto, vorrei essere morto io”, le sue parole. Smentita, nell’interrogatorio, anche l’accusa di aver ritardato i soccorsi: non avrebbe chiamato il 118 perché impegnato a salvare l’amico, ma avrebbe telefonato al terzo cacciatore affinché potesse allertare i soccorsi.
Diversa la ricostruzione dell’accusa: a incastrare Piero Fabbri i filmati registrati dalla GoPro di Davide Piampiano, diciassette minuti “particolarmente crudi e drammatici”, che hanno permesso di stabilire – dopo che già l’autopsia aveva posto alcuni dubbi sul fatto che la morte del 24enne potesse essere autoinflitta – che il colpo fatale certamente non era partito dal fucile de giovane a seguito di una caduta ma da quello di un terzo presumibilmente anche lui nella battuta di caccia. Nelle immagini si vede tra l’altro Piero Fabbri che, dopo un primo momento in cui pensava che l’amico scherzasse, “accortosi di quanto accaduto avrebbe cercato di depistare le indagini alterando lo stato dei luoghi, scaricando l’arma del Piampiano, disfacendosi del proprio fucile e della propria giacca da caccia e soprattutto omettendo di chiamare tempestivamente i soccorsi, avvisati solo dopo vari minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel frattempo era sopraggiunto”. Dopo l’interrogatorio di garanzia, il fascicolo sull’omicidio di Davide Piampiano è stato trasferito per competenza territoriale a Firenze in quanto la madre della vittima è un magistrato al tribunale di Spoleto. (Maggiori informazioni nelle prossime ore)
Foto in evidenza, giustizia.it; articolo aggiornato alle 19
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