Dopo la chiusura parziale di qualche settimana, chiude – temporaneamente, ma del tutto – il Pincio. La decisione arriva dopo che i primi esami sulle piante hanno evidenziato una potenziale instabilità di alcuni lecci e fusti e grossi rami corrosi da funghi lignivori e insetti xilogagi (ossia che si nutrono prevalentemente di legno). Per questo il sindaco Stefania Proietti, con un’ordinanza dell’11 dicembre, ha deciso l’immediata chiusura al pubblico del Parco Regina Margherita per il tempo necessario a consentire l’individuazione e la valutazione degli esemplari arborei in condizioni biomeccaniche critiche e l’esecuzione dei necessari interventi di manutenzione e messa in sicurezza.
La notizia è riportata sul Corriere dell’Umbria del 26 dicembre 2018. Una copia dell’ordinanza che sancisce la chiusura del Pincio è stata trasmessa all’Ufficio territoriale del Governo di Perugia, ai carabinieri forestali, alla Polizia locale, all’ufficio cultura e servizi operativi e all’Associazione Quelli che il Bronx che gestivano la struttura. E se nel bilancio di previsione 2019-2021 la giunta ricorda di aver finanziato anche la progettazione di importanti opere pubbliche quali piscina e stadio degli Ulivi, vie di accesso alla città, Pincio e complesso ex Montedison, c’è già chi si chiede quale futuro attende il parco e se esso sarà una nuova piscina, della cui riqualificazione si parla da dieci anni senza che si vedano progressi concreti. A settembre “Il Bronx” aveva deciso di chiudere la parte superiore della struttura (di fatto lasciando aperto solo l’ingresso) perché il muro di cinta a monte del parco presenta pietre staccate, il parapetto del belvedere rischia di cadere, ci sono poi staccionate e giochi rovinati, vialetti e spazi sconnessi, rami secchi a rischio caduta, il laghetto vuoto da tempo e in condizioni pessime.
Successivamente l’assessore Alberto Capitanucci aveva anticipato che prima del progetto di riqualificazione serviva censire il patrimonio arboreo e attuare una straordinaria manutenzione del verde, “ma occorre soprattutto – aveva sottolineato – cambiare il modo di concepire il parco, che non può ‘sostenere’ tutte le sue funzioni originarie”. Il Parco rimarrà – come è nato – uno spazio di aggregazione – ma ad esempio è oggi impossibile che il teatro al suo interno possa essere pensato come tale, visto che quella che all’epoca era una strada di cerniera tra due spazi (il Parco Regina Margherita e il sottostante Piazzale Trieste) è oggi una provinciale assai trafficata, cosa che renderebbe arduo (tra smog e rumore) ipotizzare che in zona si possano fare spettacoli.
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