È ripreso il processo alla commercialista infedele che avrebbe truffato i suoi clienti (titolari di attività commerciali, medici e avvocati, persino un prete che aveva affidato alla donna la contbilità) utilizzando circa 500.000 euro che sarebbero dovuti andare all’erario, apparentemente per spese per sé. La vicenda, accaduta nell’assisano, è cominciata nove anni fa, quando a diversi professionisti, di Assisi e zone limitrofe, sono cominciate ad arrivare, dopo anni di dichiarazioni dei redditi perfette, delle presunte cartelle pazze per importi da 40mila, 30mila, 15mila e anche 2mila euro (un danno stimato di almeno 500mila euro, accertato di oltre 150.000).
Eppure tutti avevano in mano gli assegni, le fatture, le ricevute di pagamento; che però non risultano all’Agenzia delle entrate. Contro la commercialista infedele ci sono circa 30 denunce (i truffati sono molti di più, ma alcuni, viste le cifre ‘basse’, hanno evitato di sporgere denuncia) che hanno dato vita a due processi, anche se esiste in realtà anche una denuncia della stessa commercialista contro i suoi clienti, per le parcelle non pagate.
Ieri le testimonianze al processo: come riporta il Corriere dell’Umbria (ma anche Perugia Today) tanti hanno raccontato di cartelle esattoriali ‘pazze’, altri del fallimento dell’attività di una vita visti i debiti erarali accumulati. La commercialista è difesa dall’avvocato Carla Archilei, mentre alcuni clienti si sono costituiti parte civile con gli avvocati Elodia Mirti e Pasquale Perticaro. La strada per i risarcimenti è comunque in salita: se la commercialista infedele sarà giudicata colpevole, va capito se ci sia qualche bene a lei intestato, senza contare che su alcuni fatti, avvenuti prima del 2010, sono già prescritti. La prossima udienza è a ottobre.
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