Tanti gli incontri che si sono svolti ieri nei vari panel ad Assisi in occasione dell’evento “Sete di pace – religioni e culture in dialogo”, dedicato allo Spirito di Assisi 2016.
“È necessario investire in Africa per farle superare le sfide”. Ha parlato così il viceministro degli Esteri Mario Giro al Panel 1 sulle sfide dell’Africa, in cui ha lanciato il suo piano per un “African Act” che potrebbe entrare nella legge finanziaria e che mira a fare dell’Italia un hub per investimenti africani grazie a finanziamenti, agevolazioni fiscali e formazione. Era presente al Panel anche l’onorevole Baleka Mbete, speaker dell’Assemblea nazionale del Sudafrica, che ha parlato delle grandi sfide del Sudafrica, tra cui quelle sociali (come la mancanza di strade e sicurezza). “Il lavoro della Comunità di Sant’Egidio con i poveri – ha detto Mbete – ci ricorda che non potremo considerarci arrivati fino a quando la povertà, le malattie, l’ignoranza e la paura diventeranno storia passata”. Sollevato anche il tema da risolvere relativo alle sfide per arrivare ad una vera pace: “Con l’Unione africana, gli Stati membri si sono assunti la responsabilità per la risoluzione dei conflitti”, ma – è stato sottolineato in questo panel dello Spirito di Assisi 2016 – occorre che i Paesi africani rivestano un ruolo nuovo anche nell’ambito dei principali forum internazionali, concordano i relatori: va rafforzato il dialogo con l’Europa e gli altri partner internazionali, su nuove basi, finalmente paritarie.
Nel panel 3, in scena al Monte Frumentario, il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, ha preso atto con tristezza che “il mondo non trova pace, ma – ha aggiunto – noi credenti sappiamo che la pace è possibile e che costruirla è possibile, crediamo al cuore di Dio. Grazie all’intuizione di San Giovanni Paolo II, sappiamo che è possibile farlo e grazie ai rapporti interreligiosi, ognuno di noi, nella sua fede, deve pregare, pur nelle differenze, per arrivare alla pace”. Sono intervenuti al panel dedicato allo Spirito di Assisi 2016 Miguel Angel Ayuso Guixot vescovo, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Santa Sede; Mohammed Esslimani teologo islamico, Egitto; Shoten Minegishi Buddismo Soto Zen, Giappone; Abraham Skorka rettore del Seminario rabbinico Marshall T. Meyer, Argentina. Nel corso dell’incontro è stata manifestata l’urgenza di diffondere amore e il presule assisano, nel rispondere alle domande dei partecipanti, fra i quali numerosi giovani, ha sottolineato la necessità di ribaltare lo stile dell’informazione mass mediale sollecitando la diffusione di notizie positive a fronte dell’eccesso di negatività che giornali e televisioni propongono quotidianamente. Alberto Quattrucci, segretario della Comunità di Sant’Egidio ha sottolineato che lo Spirito di Assisi è da considerarsi strumento efficace ed intelligente, pari a quello dei processi diplomatici dei governi. “Dal 1987 ad oggi, come Comunità di Sant’Egidio, abbiamo lavorato in dodici negoziati di pace – ha sottolineato Quattrucci – e sappiamo che bisogna contare sulla collaborazione umana e il potere delle religioni per cambiare i cuori perché il mondo ha sete di pace”.
“Basta servire il demone del capitalismo”, ha dichiarato il custode del Sacro convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, in apertura dell’incontro (svoltosi nell’ambito dei meeting dello Spirito di Assisi 2016) “La casa comune: nostra madre terra” che si è tenuto ieri mattina nel Salone Papale del Sacro Convento. Al panel 4, in scena nella Sala Papale del Sacro Convento, moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, era presente tra l’altro il ministro Gianluca Galletti, secondo cui “gli interventi contro il dissesto ambientale, che riguardano la sicurezza di cittadini e ragazzi, non possono essere soggetti al vincolo di bilancio”. Galletti ha riconosciuto che in Italia, in tema di ricostruzione, si è fatto poco, ma anche gli altri paesi europei non hanno fatto molto più del Belpaese, e siccome la manutenzione “è un problema europeo, lo dobbiamo porre con forza in Europa e questi interventi di devono essere fuori dal patto di stabilità”. Per Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni in Italia, la sete di pace deve anche essere sete di sviluppo, ed occorrono “nuovi modelli” per ridurre il divario tra Nord e Sud del mondo, mentre Mauro Moretti, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, ha sottolineato le differenze tra etica e tecnologia: “Solo se le tecnologie emergenti di oggi saranno usate per colmare il divario che esiste tra Nord e Sud del mondo potremmo dire di aver dato uno spessore etico al progresso scientifico e tecnologico”. “Ora o mai più un cambio di prospettiva – ha concluso Gambetti -in special modo il punto di vista inverso appare necessario nel fare impresa e nel fare politica Avere a questo tavolo i maggiori esponenti del mondo dell’impresa e della politica legata all’ambiente che stanno cercando strategie diverse e nuove, oppure che sono alla ricerca di modelli di sviluppo aziendale e di governo integrali e compatibili con l’ambiente in genere, mi fa particolarmente piacere”.
“Assisi alleata è la città della Pace. Qui siete tutti operatori di pace, siete i benvenuti”: questo il saluto del sindaco Stefania Proietti ai partecipanti del panel 19 “Non c’è futuro senza memoria” dei meeting dello Spirito di Assisi 2016, all’auditorium della scuola Galeazzo Alessi a Santa Maria degli Angeli. Protagonista il Gran Rabbino Lau, testimone della Shoah che ha incontrato i tantissimi i ragazzi provenienti dai tanti paesi del mondo. Yisrael Meir Lau è il rabbino capo di Tel Aviv (Israele). Lau è nato il 1º giugno 1937, nella cittadina polacca di Piotrków Trybunalski. Suo padre, fu l’ultimo Rabbino Capo della città e morì nel Campo di sterminio di Treblinka. Toccante il racconto della sua esperienza. “Non potrei mai uccidere un nazista, colui che uccise la mia famiglia – ha detto – la mia vendetta è Israele. Una profezia annunciata dal profeta Isaia nel capitolo 11 nella Bibbia – ha ricordato – annunciò che un giorno i lupi saranno fianco a fianco con gli agnelli, i serpenti giocheranno con i bambini: il mondo in quel momento sarà ricolmo del Signore”. Lau fu liberato dal campo di concentramento di Buchenwald nel 1945. Gran parte della sua famiglia era stata trucidata.
“Si discute molto di modelli per l’accoglienza dei migranti in Europa: credo che il modello italiano di inclusione nei confronti degli immigrati possa essere definito adottivo”: è quanto ha affermato Daniela Pompei, responsabile per l’immigrazione della comunità di Sant’Egidio e tra i realizzatori dei “corridoi umanitari” nel panel dedicato a “Migranti e integrazione” in scena durante l’evento sullo Spirito di Assisi 2016. “Come Comunità di Sant’Egidio – ha concluso- abbiamo potuto sperimentare in questo anno l’accoglienza con i corridoi umanitari. Tanti, singoli, famiglie, associazioni, imprenditori, parrocchie ci hanno contattato per offrire accoglienza, case, sostegno umano. L’integrazione può riuscire bene se c’è la società civile che la sostiene”.
“Un dialogo vero nasce quando a chi ne prende parte sta a cuore ascoltare e solo consultandosi a vicenda nasce l’amicizia”: è quanto ha affermato il Rabbino Jaron Engelmeyer nel corso del panel sul rapporto tra ebraismo e cristianesimo del convegno “sete di pace” organizzato ad Assisi dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla locale diocesi e dalle famiglie francescane. Tutti i convenuti a questo panel sullo Spirito di Assisi 2016 hanno sottolineato che solo intraprendendo nuove vie comuni si potrà dare un contributo significativo alla pace ed all’armonia comune: in questo senso è esemplare la collaborazione milanese tra Comunità ebraica e Comunità di Sant’Egidio che animano l’accoglienza di immigrati presso il Memoriale della Shoah, costruito su quel Binario 21 per molti anni rimasto nascosto alla città, dove tra il 1943 e il 1945 migliaia di ebrei vennero caricati nei treni merce per essere deportati. Oggi in quello stesso luogo dormono molti dei migranti che arrivano e cercano di ripartire per il nord Europa, e tra essi non pochi sono islamici.
Foto: © Mauro Berti
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