Ancora una truffa con la Postepay scoperta dai carabinieri della compagnia di Assisi agli ordini del capitano Vittorio Jervolino e nello specifico della stazione di Cannara, che hanno individuato e denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, un uomo 50enne, di origini campane e un giovane 20enne di origini magrebine, entrambi residenti nel modenese, presunti responsabili dei reati di truffa aggravata in concorso e sostituzione di persona. Come sempre in questo tipo di truffe, i due si sarebbero fatti bonificare la cifra che avrebbero dovuto pagare. Nello specifico, i militari cannaresi ricevevano una denuncia da parte di un residente del posto, il quale, dopo aver inserito un annuncio di vendita del proprio motoveicolo in un noto portale e-commerce, è stato contattato telefonicamente da un finto acquirente che, per ottenere la fiducia della giovane vittima, avrebbe trasmesso sul cellulare di quest’ultimo la foto del documento d’identità, dichiarando di abitare in una località del nord Italia ed interessato all’acquisto della moto.
Trovato l’accordo, il presunto truffatore suggeriva all’ignaro venditore di recarsi presso uno sportello ATM al fine di ricevere il pagamento anticipato della somma pattuita; peccato che, dopo qualche ora, il cannarese si è accorto di non aver ottenuto alcun accredito di denaro, ma al contrario di essere stata vittima di una presunta truffa da parte del finto acquirente al quale aveva versato 500,00 euro. E che poi si era reso irreperibile. Al termine delle indagini, i Carabinieri di Cannara, sono riusciti ad accertare le identità dei presunti autori del reato, che adesso dovranno rispondere oltre che del reato di truffa aggravata in concorso, la cui pena è la reclusione da uno a cinque anni e la multa da euro 309 a euro 1.549, anche di quello di sostituzione di persona.
Difatti, dalle meticolose indagini svolte per la presunta truffa con la Postepay, i Carabinieri avrebbero accertato che il documento d’identità utilizzato dai malfattori, apparteneva in realtà ad altro soggetto estraneo che a sua volta era stato vittima di una truffa ad opera degli stessi autori. I Carabinieri ricordano che il fenomeno della truffa delle carte di ricarica, operazione che in realtà consente al falso acquirente di farsi accreditare l’importo sulla propria pay e di intascare illecitamente i soldi, e quello delle le truffe online del tipo phishing e smishing, sono sempre di stretta attualità e, purtroppo, sempre più credibili. Pertanto, evidenziano che le banche non inviano mai email, sms o chiamano al telefono per chiedere di fornire le credenziali di accesso all’home banking o all’app, per chiedere i dati delle carte di credito o la variazione dei dati personali.
© Riproduzione riservata