“Quale era, quale poteva essere, con una certa credibilità, la Assisi che ha accolto il pittore Enzo Morelli, chiamato da Arnaldo Fortini ad affrescare la sala dei convegni, poi denominata “ Della Conciliazione”? Quale affetto ha potuto riservare una città così austera e mistica a un giovane pittore romagnolo?” . Da questa domanda è partita la relazione di Maurizio Terzetti, storico e intellettuale assisano, membro del comitato scientifico di “Assisi Rinnovata. Arnaldo e Gemma Fortini”, nell’ambito della tre giorni “Incontri in mostra ‘Assisi Amata Città'”, titolo della mostra in sala Conciliazione con l’arte di Enzo Morelli.
Un’analisi precisa e di spiccata metodicità centrata appunto sulla città agli inizi degli anni venti del Novecento, facendo tornare vivo un pezzo di storia sotto la regia di Arnaldo Fortini. E tutto inizia in modo stranamente coincidente con il 1920 che si apre con una piccola pubblicazione di Fortini intitolata “Leggende Avventure Battaglie nella rocca di Assisi”, dedicata ad Alfonso Brizi, patriarca della intellettualità assisana tra Otto/Novecento che muore proprio il 27 febbraio del 1920 e che sembra consegnare al giovane Fortini, intorno alla Rocca, cattedrale laica di Assisi, il testimone dell’eredità culturale.
Nell’ambito di questo incontro di Assisi Amata Città, Terzetti ha lasciato immaginare gli incontri, anche casuali, che l’austero Podestà avrà avuto con il giovane Morelli che sentiva un po’ antica quella città dove cercava il suo percorso non solo artistico e certamente quell’estremo rigore morale di Fortini, quella sua vigorosa compostezza avranno creato qualche difficoltà per quel giovane bello e focoso che avrà guardato quell’Assisi paese anche con una certa apprensione. “Soprattutto – ha sostenuto Terzetti – Fortini aveva le sue direttrici di lavoro molto severe – per dirla con lo stesso Morelli – e senza dubbio su quelle non ci poteva essere discorso con il giovane pittore romagnolo. Attività che riguardavano un’idea del medioevo troppo singolare per essere compresa sull’istante: il grande risanamento urbanistico di Assisi, strade, piazze, monumenti, palazzi, chiese, il settimo centenario della morte di san Francesco, il nuovo Convitto Nazionale, quel vivere Assisi sotto simboli antichi, le sue tradizioni, da investire come futuro, aprendola ad un mondo infinito di relazioni.”
Un vivaio di notizie sono state offerte da Terzetti nel corso dell’incontro Assisi Amata Città. Il relatore, nel tentativo di immaginare quella piccola città che si apriva a Morelli, ha fatto ritornare in vita luoghi dell’identità assisana e l’aria di un tempo in cui le porte cittadine erano deputate al ricevimento degli ospiti, arterie dove scorreva il flusso della vita: Porta Sementone fu riaperta nel 1926! “Una città senza ciminiere e senza sirene di officine, senza industria dove tre volte al giorno i regolamenti impongono una tregua al rumore delle macchine per lasciare il celeste silenzio alla Ave Maria del campanile….” così la descrive nel 1926 un illustre visitatore, curatore della reggia di Versailles.
Sullo sfondo di ogni evento il Subasio e la prima macchina che arriva al Mortaro nell’inverno del 1926, il monte che negli anni venti ha rappresentato il desiderio di divertirsi della gente di Assisi e di trovarlo luogo identitario. Il massimo: nella notte di Natale del 1926 Fortini, con alcuni cittadini, partì da Assisi sotto una fitta neve per arrivare all’Eremo dove, pur nella tormenta, la chiesa e il convento si spalancarono come un “castello incantato”.
Questo e tanto altro ha esposto Terzetti ad un qualificato uditorio, riservando al termine la sorpresa di una pergamena a firma dell’artista Morelli che i dipendenti comunali nel 1928 donarono al loro Podestà quale segno di gratitudine e affetto per i lavori che egli stava svolgendo in città. “Un segno di avvicinamento tra due grandi protagonisti di un tempo che Morelli definì “felice”, come felice fu per Assisi”. Così ha terminato Terzetti nell’ambito del secondo incontro di Assisi Amata Città, seminando germi di storia per futuri approfondimenti.
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