C’è anche un po’ di Assisi nel libro La clavicola di San Francesco, uscito il 14 gennaio è uscito in libreria per i tipi di 21Lettere, a quindici anni dal suo primo romanzo Lo stagno di Fuoco (Sperling & Kupfer). Intrecciando avventura e ricerca storica, il romanzo esalta l’importanza di un tema centrale nella nostra cultura e società contemporanee: la relazione tra uomo e natura, e in particolare la convivenza pacifica e non violenta tra il genere umano e il resto del regno animale.
Sebastiano, frate francescano, scompare nel terremoto di Assisi del 1997. Vent’anni dopo, le sue tracce guideranno i due protagonisti, Fabio e Giulia, a una reliquia segreta di San Francesco e alla scoperta di un Nuovo Paradiso sulla terra. Ma la sopravvivenza dell’uomo sarà garantita? Nel libro La clavicola di San Francesco, antichi testi e tematiche religiose, come il Giardino dell’Eden, vengono reinterpretati e riconsiderati in chiave moderna e attuale; il Cantico delle Creature in particolare diventa così la chiave per esaltare la cooperazione tra uomo e natura e la cura dell’ambiente e dei diversi ecosistemi, non solo come atti di pietà umana e buon senso, bensì proprio come presupposti necessari alla sopravvivenza del genere umano.
Interpellato su “Quanto è forte ancora oggi il messaggio francescano?”, Nadir risponde “Vedo San Francesco come il simbolo di un’empatia più ampia, e se togliamo Dio dall’equazione, è una figura i cui valori posso ispirare anche un laico postmoderno. Non sempre una visione così aperta va per la maggiore, ma è un valore che tanti condividono”, mentre per quanto riguarda i “ricordi ha del terremoto del 1997?, l’autore risponde che ne ha “Diretti, pochi. Ricordo le pagine di un mensile che ho ritagliato, e l’agghiacciante video del crollo, in loop, un tempo in tivù, poi sulla rete. Da qui in poi la tragedia è sfumata nella trama della Clavicola e ha assunto una grana speciale, sospesa, fuori dal tempo”.
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