“Oltrepassare e abitare nello stesso tempo”. Risiede in questo, per Massimo Cacciari, la “paradossalità” della teologia francescana, che “parte da presupposti molto seri”. Il filosofo è intervenuto al Cortile di Francesco 2017, sottolineando come Francesco sia “un pellegrino straordinario”, perché se il viaggio del pellegrino “non è il raggiungere un luogo, quanto il viaggio stesso, Ma Francesco – ha aggiunto il filosofo – nel suo andare non si arresta, non si ferma: la sua è una dinamica della prossimità, Francesco è molto di più del pellegrino. Francesco è un pellegrino straordinario, perché non è straniero da alcuna parte: è quello che è sempre a casa, perché si prende cura, e mai a casa, perché va sempre oltre”.
“Ciò che Francesco veramente detesta – ha affermato ancora Massimo Cacciari secondo Agensir – è l’amore di sé. Senza liberarsi di questo io che così gelosamente amiamo, non è possibile compiere quel cammino così complesso, quel pellegrinaggio che Francesco ha indicato”.
“Figure come Francesco – secondo il filosofo – indicano, dal punto di vista umano, l’impossibile. Il non credente può dire: la misura di libertà che ci chiede Francesco è umanamente l’impossibile. Ma l’impossibile può essere possibile per forze che sono sopra-umane: è una possibilità a cui un non credente deve dire sì, perché non ha alcuna argomentazione per negare l’estremo limite del possibile. Non è possibile per un non credente – conclude Massimo Cacciari – negare la possibilità di vivere un’esperienza come quella di Francesco”.
Al Cortile di Francesco 2017, ai panel dedicati al futuro del giornalismo, hanno partecipato anche Marco Damilano, vicedirettore de L’Espresso, e Gerardo Greco, direttore di Radio Rai: per il primo, “Il web non è un luogo dove si discute tra diversi, ma tra tifoserie. Anche quando c’è consenso, è viziato dal fatto che non c’è dissenso, e questo incide sulla qualità dell’informazione”. Per evitare un “appiattimento sul presente”, il vicedirettore de L’Espresso ha suggerito tre parole: “memoria”, per tener conto del fatto che “ogni evento ha la sua storia”; “profondità”, per evitare una “scrittura sciatta” partendo dalla consapevolezza che “la scrittura è un ordine esistenziale, per combattere la superficialità”; “soggettività”, che “non è cedimento al narcisismo, ma l’esatto contrario: è onestà di un punto di vista, restituzione di un avvenimento, misura di autenticità”.
Per Greco, invece, “Nel giornalismo dell’età digitale, chi è più autorevole vince”. Il direttore di Radio Rai ha spiegato che “le fake news si vincono in un solo modo: con l’autorevolezza”. L’esempio citato è quello del New York Times, che digitalizzando tutto il suo patrimonio di notizie “si è posto come il garante della loro credibilità, svolgendo un ruolo di servizio”.
Foto © Rivista San Francesco Patrono d’Italia/Per gentile concessione
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