AssisiNews riceve e pubblica l’inizio del racconto inedito Mingozzo di Piero Mirti gentilmente concesso dal figlio Paolo: a venti anni dalla morte di Piero Mirti, l’amministrazione comunale, in collaborazione con la famiglia Mirti, il Circolo Culturale Fortini, AssisiSì ed il Coro dei Cantori di Assisi, vuole ricordarlo con una serie di iniziative, previste oggi, per suscitare emozioni ed elaborare idee per la città che è stata e per quella che verrà. Alle 15, nella Sala Monte Frumentario, “Amministrare ad arte”, una tavola rotonda su valorizzazione dei beni culturali, gestione del traffico nel centro storico, promozione turistica, tutela dell’ambiente Alle ore 17 La Gabbia d’Oro, recital in collaborazione con il Coro dei Cantori di Assisi a cura di Enrico Sciamanna. Verranno letti brani tratti dai volumi di racconti e dalle raccolte di poesia di Piero Mirti. Alle 18,30 a Palazzo Vallemani, infine, inaugurazione mostra d’arte opere di Claudio Carli e Stefano Migliosi.
MINGOZZO – Piero Mirti
Nessuno qualche tempo fa quando i socialisti furono quasi tutte persone importanti e al potere, si sarebbe accorto di un compagno come Mingozzo. Anzi sono sicuro che avrebbero fatto del tutto per metterlo fuori dal giro, imbucandolo magari in posticino misterioso, arrangiato dal potere, per evitare che arrecasse ulteriore nocumento all’immagine del partito moderno e rampante.
Eppure i socialisti d’allora , nel primo decennio di questo secolo, che erano poveri e ignoranti, quando arrivò in Assisi da Spello, sua città natale, lo riconobbero subito.
La prima cosa che fece, ancor prima di procurarsi un letto e un lavoro, fu di andare a trovare la famiglia di un operaio che proprio in quei giorni era morto in una cava, schiacciato da una grande pietra.
Non aveva niente ma indossò la camicia rossa e portò a quei bambini un grande cesto di more che aveva colto il giorno prima nei boschi del Subasio e forse cercò di far loro capire , con quella sua lingua antica piena d’esempi e di immagini, che non erano soli, che insieme a loro c’erano altri disgraziati e che bisognava stare uniti.
Mingozzo era piccolo come un ragazzo, mingherlino e magrissimo, aveva una faccetta pelosa dominata da due occhi nerissimi e quasi fosforescenti, e due grosse mani che contrastavano con il resto del corpo. Me lo ricordo ancora come la negativa di una foto dalla quale uscivano queste due grandi mani e la luce di quei due occhi spiritati.
Mangiava una volta al giorno alla mensa dei poveri e la sera cenava, avendo sempre con sè una grande pagnotta di pane, negli orti delle suore che incontrava scendendo verso via Fontebella dove abitava. Sosteneva che quei frutti erano di tutti, perché i poveri non sono da meno degli uccelli. Se potevano beccarli loro allora poteva farlo anche lui, perché come gli uccelli non aveva niente ed era libero.
Per il resto seguiva la dieta liquida nelle osterie, cercando di rendersi utile nei lavori di cantina e nelle pulizie del locale .
Allora ce ne erano molte di cantine in Assisi e tutte belle, ubicate in edifici splendidi, nelle piazzette vicino alle chiese e nei vicoli antichi, pieni di verdi orti da cui pendevano piante di fichi e di noci, alberi di nespole e di prugne, lunghe siepi di rosmarini a cascata, che odoravano intensamente quando fiorivano in primavera.
Le frequentavano specialmente gli operai e gli artigiani, la sera dopo il lavoro o nelle ore di pausa quando i cantieri e le botteghe erano chiuse.
Ma anche i primi forestieri, che amavano bere e soprattutto parlare con la gente del luogo.
Non era ancora cominciata l’era dell’incomunicabilità nella quale oggi gli abitanti e i viaggiatori non parlano più tra di loro perchè non si incontrano, o se si incontrano non si vedono….
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