Più di tre ore di spettacolo, parlando di arte ma anche di attualità, per il pubblico umbro che giovedì sera ha affollato il teatro Lyrick di Assisi per la lezione di Vittorio Sgarbi su Leonardo, terza del genere dopo quelle dedicate a Michelangelo e Caravaggio. Uno spettacolo (arrivato ad Assisi nell’ambito della stagione Tourné, promossa da Aucma e Mea concerti) in collaborazione progetto Doppiosenso di Valentino Corvino e Tommaso Arosio, che curano gli interventi musicali e gli effetti visuali, fra un capitolo e l’altro della narrazione. E non è detto che Vittorio Sgarbi si fermi qui: il 2020 sarà l’anniversario della morte di Raffaello (e il critico ha lasciato intendere che potrebbe occuparsi anche di lui, passando anche per Assisi), senza dimenticare che il 2021 sarà l’anno di Dante (e qui Sgarbi ha già dichiarato guerra a Benigni) il 2022 quello di Canova.
La lezione di Vittorio Sgarbi su Leonardo si compone di cinque capitoli per celebrare il cinquecentenario della morte del multiforme genio toscano. Anche grazie alle sue opere, Leonardo viene esaltato come genio dell’imperfezione e dell’incompiuto, il “primo pensatore puro”, ma anche un po’ scansafatiche, e precursore dei tempi. Tra il 1482 al 1493 ha progettato un cavallo, regalato a Milano cinquecento anni dopo: “Ma l’invenzione è sua, si poteva fare”, ha commentato Sgarbi.
Quanto alla pittura, per Leonardo è cosa mentale”, e non contava portarla a termine. Nel corso dello spettacolo viene mostrato il primo angelo dipinto da Leonardo mentre è ancora ‘a mestiere’ nella bottega di Verrocchio – e il maestro supera già l’allievo. Si passa poi al periodo milanese, con la Dama con l’Ermellino, l’Uomo vitruviano, l’Ultima cena dipinta a secco e quindi ‘rovinata’ dallo stesso Leonardo. Infine la Gioconda, “l’idea di un ritratto lasciato anche qui incompiuto: nessuno di noi ha visto l’opera per la prima volta dal vivo, ma tramite fotografie, immagini, appunto perché è un’opera mentale”. La lezione di Vittorio Sgarbi su Leonardo si chiude dunque con una constatazione: “È un genio dell’imperfezione, il più alto esempio di Rinascimento incompiuto, uno per cui la cosa più importante era l’intuizione, grande mente e talvolta pessima mano”.
Foto © Luca Berti Nulli – AssisiNews
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