Ad Assisi centro storico rischiano 200 attività commerciali legate al turismo. “Sono piccole se non piccolissime, il loro destino è indissolubilmente legato al turismo perché, nella gran parte dei casi, più che prodotti vendono una esperienza legata al soggiorno nel territorio, non replicabile con il commercio online”, si legge in una nota di Confcommercio.
“Solo nel centro storico di Assisi ci sono almeno 200 attività commerciali legate al turismo. Vendono souvenir o prodotti tipici. Il loro futuro è particolarmente incerto, proprio perché legato ad un turismo che non si sa quando potrà ripartire”, come denuncia Vincenzo Di Santi, presidente di Confcommercio Assisi che si è fatto portavoce del loro grido d’allarme, chiedendo misure economiche a fondo perduto e il riconoscimento del danno indiretto per queste attività.
“I nostri centri storici sono davvero a rischio desertificazione commerciale”, commenta il presidente di Confcommercio Assisi. Le attività economiche che li popolano sono particolarmente fragili e l’onda d’urto dell’emergenza da coronavirus rischia di spazzarli via. Secondo Confcommercio, “La situazione di Assisi è emblematica e particolarmente drammatica, ma purtroppo non la sola in Umbria, regione a spiccata vocazione turistica, dove in tante realtà del territorio si è sviluppata una piccola distribuzione collegata a questo comparto”.
“Nel centro storico di Assisi, per esempio, le attività commerciali sono legate al turismo al 100%, e non possono certo contare sulla domanda domestica visto lo scarso numero di residenti. In attesa che il turismo possa ripartire, e al momento non sappiamo nemmeno quando ci si potrà spostare tra regioni, queste piccole imprese devono essere sostenute. Al 90% si tratta di imprese individuali e hanno bisogno di misure specifiche, parametrate sulle loro specifiche caratteristiche e sul danno enorme che stanno subendo assieme alle imprese turistiche, per consentire a tante famiglie di non perdere la loro fonte di reddito e di sostentamento”.
“Per queste micro imprese occorrono misure economiche a fondo perduto e il riconoscimento del danno indiretto provocato dall’emergenza coronavirus, altrimenti non riusciranno a sopravvivere. Assieme all’amministrazione comunale – aggiunge il presidente di Confcommercio Vincenzo Di Santi – stiamo lavorando bene su tanti altri fronti per aiutare le imprese. Alcune proposte sono state già accolte, come la riapertura della ZTL e le deroghe all’occupazione del suolo pubblico che potranno dare un po’ di respiro ai nostri pubblici esercizi“.
“Stiamo lavorando per ottenere agevolazioni sulle locazioni delle attività economiche con il patrocinio del Comune, al quale abbiamo chiesto, oltre alla moratoria sui tributi locali, anche di sostenere, presso il concessionario delle opere di pulizia e raccolta rifiuti della città, la nostra richiesta per uno sconto minimo del 50% su tutto l’anno, visto che le attività commerciali sono state chiuse e i rifiuti prodotti sono calati almeno del 95% in questo periodo. Le risorse che matureranno da tale sconto – conclude Di Santi – potranno essere utilizzate per l’abbattimento di alcune voci di spesa collegate all’emergenza, come per esempio un sussidio ai proprietari degli immobili che faranno accordi con gli affittuari e, una misura tra tutte, la possibilità di abbassare l’aliquota Imu a loro carico come da accordo già presentato all’amministrazione comunale”.
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