Le attività commerciali di Assisi che non hanno ricevuto alcun tipo di sussidio perché non considerate collegate alla filiera turistica sono pronte a mobilitarsi per chiedere maggiori tutele, ma anche di rivedere l’ordinanza regionale numero 68 che fa tenere le serrande abbassate la domenica. “Chiudere di domenica, quando ci sono dei turisti, non ha senso”, segnala al Corriere dell’Umbria Michela Cuppoloni, storica commerciante del centro storico con negozio a due passi dalla Basilica di San Francesco.
La protesta è contro la legge regionale che impone di abbassare la saracinesca di domenica (“Due giorni fa ad Assisi c’erano turisti che hanno girato in una città desolata”, dice ancora Cuppoloni) ma anche contro le scarse, per non dire nulle, tutele attivate, a livello regionale e locale, per queste attività, oggi ancor più penalizzate. In totale, secondo le stime della Confcommercio assisana, le attività commerciali di Assisi legate al turismo sono circa 400. Di queste, dallo scorso weekend, oltre un centinaio si sono mobilitate per chiedere alla Regione di ripensare l’ordinanza del 23 ottobre 2020 con cui vengono cancellate le aperture domenicali. È nato #iononchiudo, gruppo privato nato spontaneamente, che sta raccogliendo i malumori generalizzati “per questa ordinanza penalizzante nel periodo ancora abbastanza buono di turismo, nel weekend che comprende anche la festività di Ognissanti. La delibera va ad intaccare il precario equilibrio dei flussi turistici, concentrati sabato e domenica. Chiediamo di aprire un tavolo di trattativa con la Regione”. (Continua dopo la foto)
E al fianco delle attività commerciali di Assisi scendono anche Pd e Assisi Domani, i due gruppi di maggioranza in sostegno della giunta Proietti: “Esprimiamo grande preoccupazione – si legge in una nota – per la situazione sanitaria, ma anche per quella socio-economica che si sta verificando in Umbria e nello specifico nella Città Serafica a seguito dell’ordinanza n. 68 emanata dalla presidente Tesei, che impone la completa chiusura domenicale, fino al 14 novembre, di tutti gli esercizi commerciali, anche quelli di vicinato. Per i piccoli esercizi del centro storico di Assisi e, in generale, per tutte le piccole realtà economiche del territorio, questa chiusura rischia di essere “il colpo di grazia” di un anno neanche lontanamente paragonabile a quello del terremoto del 1997. Il DPCM del 24 ottobre, peraltro, non pone lo stesso divieto. Assisi, come centro storico e città d’arte, già duramente provata dal lock-down e da una stagione turistica che, nel migliore dei casi, si chiuderà con il 20% delle presenze abituali, non può reggere un colpo ulteriore, oltretutto non concretamente motivato dalla potenzialità di riduzione del contagio: decine e decine di esercizi commerciali di vicinato, se la Regione non correrà ai ripari, verranno letteralmente uccisi dal provvedimento restrittivo”.
Oltre a ricordare la mobilitazione bipartisan per il DL Agosto (al momento fallita), secondo Pd e Assisi Domani “la Regione Umbria deve farsi parte diligente per chiedere adeguate risorse al Governo e per ripristinare le condizioni minime di sopravvivenza di tantissime partite iva e piccole attività economiche che rappresentano larga parte del tessuto socio-economico di città come Assisi. Siamo tutti disposti a sacrifici e rinunce in favore della sicurezza sanitaria e, pertanto, da Assisi parte una proposta, come sempre, costruttiva e fattiva: non si impedisca di lavorare di domenica alle attività commerciali di vicinato e soprattutto si trovino le risorse vere per ristorare questa larga parte del nostro tessuto economico e garantire così i tanti posti di lavoro che, direttamente o indirettamente, dipendono dalla filiera del commercio e del turismo. Come Amministrazione abbiamo il dovere di garantire la sicurezza e la salute dei cittadini, senza tuttavia trascurare tutte le necessarie misure per preservare e proteggere il tessuto socio-economico della nostra città, che è da sempre volano per l’intera Regione. È il momento dell’unità. Siamo chiamati tutti insieme a risolvere il problema sanitario, ma facendo tutto il possibile per non compromettere quello socio-economico”.
E intanto torna a farsi sentire il Presidente di Confimi Industria Umbria, Nicola Angelini, in merito al nuovo DPCM del 24 ottobre 2020 “La salvaguardia della salute di tutti i cittadini e i lavoratori è e deve rimanere l’obiettivo principale del Governo e delle istituzioni ma far fermare o limitare drasticamente le attività delle imprese legate al mondo dell’agroalimentare, sportivo e culturale rischia di creare già nel breve termine conseguenze economiche irreparabili soprattutto nella nostra regione, causando gravi danni anche a tutto l’indotto ad esse collegato. Si rischia inoltre di interrompere definitivamente progetti imprenditoriali di sviluppo in atto, aprire fratture nella catena dei pagamenti e amplificare le morosità bancarie da parte delle imprese. Il mancato pagamento di imposte e contributi per fermo lavoro, inciderà negativamente sulla finanza pubblica locale e nazionale e quindi compromettere le misure adottate dal governo e dagli enti locali a sostegno delle attività e categorie particolarmente colpite”. (Continua dopo la foto)
Questa mattina una delegazione di commercianti di Assisi è stata infine ricevuta in regione da Stefano Pastorelli, capogruppo Lega in consiglio regionale: “Oggi all’esterno di Palazzo Cesaroni – ha scritto Pastorelli via social – mi sono incontrato con una delegazione dei commercianti di Assisi che ci hanno chiesto di cambiare la norma Regionale che chiude i negozi di vicinato la Domenica. Nel massimo ascolto e comprensione ho assicurato ai commercianti che l’impegno personale nel cambiare questa norma c’è e nei prossimi giorni i miei sforzi saranno volti verso quella direzione! Come sempre io ci metto la faccia e non mi tiro indietro per nessun motivo, per la mia città e per la mia Regione ci sono”.
(Foto in evidenza, Mau.Ba.)
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