Cassa integrazione alla Colussi per oltre 300 dipendenti e per almeno 13 settimane. Il Covid prima e il conflitto Russia Ucraina poi hanno causato “un aumento vertiginoso dei costi energetici e delle materie prime. La scarsità di di queste ultime sta mettendo a dura prova il sistema economico e sociale di tutta l’Europa e dell’Italia in modo particolare”. E così la Colussi ha ufficialmente comunicato a Confindustria, sindacati e rsu di “dover gestire gli impianti in maniera discontinua” e quindi “nell’impossibilità di utilizzare circa 360 unità lavorative, nello specifico 337 operai su 345, 20 impiegati su 70 e 0 quadri su 7”. Si tratta ovviamente dei dipendenti dello stabilimento di Petrignano di Assisi.
La cassa integrazione alla Colussi è partita il quattro aprile e durerà al momento 13 settimane. È prevista la rotazione compatibilmente con le esigenze tecnico produttive e organizzative e ovviamente tenuto conto delle mansioni di ognuno. In piena estate, a luglio, si spera di far ripartire “la normale produzione con l’intero organico aziendale”.
E, fermo restando che i sindacati ne discuteranno con gli operai l’11 aprile in assemblea e che l’azienda si è detta disponibile ad attivare le tutele, non manca la preoccupazione per “l’incidenza della Cigo sui redditi delle lavoratrici e dei lavoratori. E i sindacati già lanciano un altolà: la cassa integrazione deve riguardare tutti, “con una vera rotazione dell’utilizzo, un uso trasparente delle ferie, e l’utilizzo del bonus benzina fino a un massimo di duecento euro”.
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