“L’Ugl Agroalimentare ha chiesto all’azienda misure per mitigare gli effetti della Cigo sui lavoratori, misure che l’azienda si è impegnata a vagliare”. Lo rende noto lo stesso sindacato, dopo l’annuncio della cassa integrazione per oltre 300 dipendenti e per almeno 13 settimane. Il Covid prima e il conflitto Russia Ucraina poi hanno causato “un aumento vertiginoso dei costi energetici e delle materie prime. La scarsità di di queste ultime sta mettendo a dura prova il sistema economico e sociale di tutta l’Europa e dell’Italia in modo particolare”. E così la Colussi ha ufficialmente comunicato a Confindustria, sindacati e rsu di “dover gestire gli impianti in maniera discontinua” e quindi “nell’impossibilità di utilizzare circa 360 unità lavorative, nello specifico 337 operai su 345, 20 impiegati su 70 e 0 quadri su 7”. L’azienda ha successivamente confermato la notizia e rassicurato sulla volontà di investire nello stabilimento assisano.
Per Ugl Agroalimentare “Il settore agroalimentare è il secondo settore in Italia per il numero di aziende energivore e ciò che sta avvenendo in Colussi è solo conseguenza dell’attuale scenario dell’intero sistema produttivo italiano pesantemente colpito dagli effetti del conflitto in Ucraina, dell’inflazione, della speculazione e della crisi degli approvvigionamenti”. “Seppur negli anni la nostra posizione non sia stata perfettamente armonica su alcune scelte aziendali – conclude la nota in riferimento alle voci di chiusura riportate da alcuni siti nazionali – riteniamo deplorevole la strumentalizzazione fatta colpendo l’immagine della Colussi e giocando sulle emozioni dei suoi dipendenti, che si apprestano ancora una volta ad affrontare sacrifici per salvaguardare un’eccellenza dell’agroalimentare italiana che, anche durante la pandemia, ha continuato ad investire nel nostro territorio.
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