AssisiNews riceve da Mauro Iuston e pubblica un ricordo di Don Pietro Minni.
Parlare di Don Pietro Minni è facile e difficile nello stesso tempo. È facile nel senso che basta ricordare ciò che ha fatto per la sua Parrocchia e per Assisi per rendersi conto della sua “genialità” mentre è difficile spiegare cosa ha rappresentato per tutti noi bambini e giovani della parrocchia di S. Pietro: un legame fortissimo che rende il periodo della nostra vita percorso insieme a lui indimenticabile. Sembra quasi che don Pietro si sia ispirato alle parole del Cardinal Ferrari di Milano (inizi del Novecento): “Fare, sempre fare. Chi fa può sbagliare ma chi non fa sbaglia sempre!”.
Tante le manifestazioni create da Don Pietro Minni che sono nella storia di Assisi: il campeggio al mare “per poter dare sole e mare a coloro che mai avrebbero potuto permetterselo”(sono parole sue); la sfilata dei carri di carnevale dagli anni 60 ai primi anni 80 che per noi bambini di allora era qualcosa di meraviglioso. E questa sfilata di carri non veniva fatta solo in Assisi, ma portata nelle frazioni del Comune, fino a Cannara, suo paese di origine. Teneva molto al Carnevale perché, quando arrivavano i carri, vedeva la gioia negli occhi dei bambini e rimaneva malissimo (aveva il “magone”come diceva lui) magari se il maltempo impediva di fare una sfilata e sapeva che i bambini erano comunque in attesa. Il Teatrino, il Minimusic, spettacoli, la sala parrocchiale, tutti i sabati pomeriggio all’Abbazia di San Benedetto del monte Subasio l’illuminazione per Natale della via con file di luci quando ancora questa usanza nei dintorni non la faceva nessuno o quasi, il giornalino “Flash” e tanto altro.
Tutte idee che avevano solo uno scopo: avvicinare le persone a Dio. Con Don Pietro Minni i giovani avevano un rapporto speciale, costante, quotidiano. Tanti sono i ricordi non solo “laici” ma anche religiosi: il mese mariano con lui che ci portava nelle varie chiesine di campagna della parrocchia a recitare il Rosario tra il profumo dell’incenso, mettersi in coda per poter fare il chierichetto, la Messa utilizzando come accompagnamento dei canti anche la chitarra e il basso elettrico, proposta che non era magari vista tanto bene da alcune componenti del clero di allora, ma avevano un forte richiamo per quanto riguarda i giovani in quegli anni particolari post 68.
Spesse volte i giovani della Parrocchia da lui guidati sono stati premiati a livello regionale, singolarmente o come gruppo, quando c’erano i concorsi della Gioventù Cattolica sul tema della cultura religiosa. No, non era un santo come qualcuno che non l’ha conosciuto potrà pensare ma un sacerdote, un uomo con tutti i suoi problemi, le sue fragilità, ma che ha lasciato un vuoto in tutti noi. A gennaio avevo contattato alcune persone per organizzare una serata per ricordarlo, la pandemia ha bloccato tutto, ma state sicuri che una serata a lui dedicata quando sarà possibile la faremo e sarà indimenticabile come lui lo è nei nostri cuori.
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