La redazione di AssisiNews riceve e pubblica un intervento di Massimo Iacopi sul miracolo di San Francesco a Sessa Aurunca e su una visita alla Chiesa barocca di S. Carlo Borromeo.
“Lo scorso anno durante una delle periodiche escursioni con la mia Associazione, ho avuto il piacere di visitare una città interessantissima e poco conosciuta della Campania: Sessa Aurunca. Nel corso della visita alla Chiesa barocca di S. Carlo Borromeo. La mia attenzione – dice – Iacopi relativamente al miracolo di San Francesco a Sessa Aurunca – è stata attirata da una lapide, ivi apposta nel 1700, che fa esplicito riferimento al Santo Serafico assisano e che ho tentato di tradurre. La lapide riporta in una sola lunga frase retorica quanto segue: “Tu pellegrino puoi restare ammirato [miraris] sotto gli auspici del patriarca assisiate Francesco, per una edicola sorta in principio, dovuta allo zelo e alla pietà dei magnifici governatori Leone degli Onofri ed Antonio Rossi e Andrea, per memoria e venerazione del serafico padre, che nell’anno 1211 aveva assunto vitale fama santa, qui resa diversa, avendo compiuto miracoli ingenti; a ragione dell’antichità della chiesa con reliquie, già a suo tempo dedicata al beatissimo eroe [Francesco] dagli abitanti di Suessa, un tempio di nuovo dedicato al culto di S. Carlo Borromeo, che adesso, all’interno dello stesso, si è provveduto di nuovo suscitare: nell’anno 1755 dell’Orbe Redento…”
“Insomma – scrive Massimo Iacopi a proposito del miracolo di San Francesco a Sessa Aurunca – la lapide ci vuole ricordare che, sullo stesso luogo della chiesa attuale, era esistita, in principio, per lo zelo dei governatori… una edicola in ricordo di S. Francesco, che una volta mutato in aura santa, cioè dopo aver cambiato vita, aveva compiuto in città, nel 1211 (?), ingenti miracoli e che fu poi trasformata in una chiesa con reliquie del santo di Assisi, dedicata al culto di San Carlo Borromeo. La lapide si riferisce indirettamente al cosiddetto miracolo di Suessa, citato dalle fonti francescane [il Trattato dei miracoli di Tommaso da Celano], solo che la data riportata dalla lapide, il 1211, appare alquanto improbabile. Il miracolo di Suessa – o di Sessa – è quello della caduta mortale di un bambino da una casa crollata [molto probabilmente per un terremoto], ripreso in un doppio affresco di Giotto illustrante la caduta, la morte, e poi la resurrezione del fanciullo…”
“La lapide, – secondo l’intervento di Iacopi relativamente al miracolo di San Francesco a Sessa Aurunca – rifletterebbe, dunque, molto tempo ex post, la leggenda del miracolo, cercando un aggancio di culto misto e condiviso con reliquie e San Carlo [Carlo Borromeo è il santo cardinale della peste manzoniana di Milano…]. Per completezza di informazione, mi sembra opportuno riportare quanto appreso circa la chiesa in questione. Nata come una chiesetta dedicata a S. Maria della Neve, dopo la morte di San Francesco di Assisi la struttura venne dedicata al suo nome, forse a ricordo del suo soggiorno avvenuto in quel luogo, prima di recarsi in Crociata a Damietta (episodio ricordato da Tommaso da Celano). La Chiesa era chiama anche S. Francesco dei Pignatari, perché nelle sue adiacenze esistevano botteghe di artigiani fabbricanti di “pignatte”. Nella predetta chiesa aveva la sede una delle Confraternite storiche della città di Sessa Aurunca, quella di “S. Francesco o dei Battenti”, una organizzazione penitenziale, fondata sullo spirito dei Disciplinati, che era costituita in gran parte da “lazzeri” (poveri; il cui nome era legato alle vicende di Lazzaro e del suo cane). Agli inizi del 1600, dopo il suo restauro a cura di privati, l’edificio viene intitolato a S. Carlo Borromeo e nel 1615, per iniziativa del vescovo locale, viene costituita una nuova Confraternita, intitolata proprio a S. Carlo Borromeo, che due anni fa ha festeggiato i 400 anni di vita. All’interno della chiesa sono apposte alcune lapidi dello statuto della Confraternita del 1700, oltre al gonfalone della stessa ed gruppo di cartapesta, vestito alla spagnola, detto il Mistero di S. Carlo, che rappresenta la Deposizione del Cristo con le Tre Marie, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo di Samotracia”.
“Di fatto – – scrive ancora Iacopi a proposito del miracolo di San Francesco a Sessa Aurunca – a Sessa Aurunca sono ancora fiorenti ben 5 arciconfraternite, S. Carlo Borromeo (guanti bianchi, mozzetta rosso cardinale): quella del SS. Crocefisso e Monte dei Morti (sacco, cappuccio e guanti neri) del 1575, del SS. Rifugio o dell’Addolorata (guanti bianchi e mozzetta verde) del 1578, della SS. Concezione o Immacolata (guanti bianchi e mozzetta celeste) del 1579, del SS. Rosario (mozzetta cingolo e guanti neri) del 1573 e la Confraternita S. Biagio (guanti bianchi e mozzetta amaranto). Le Confraternite di Sessa sono le animatrici della famosa Settimana Santa sessana e si caratterizzano per una serie di processioni penitenziali fino al mercoledì durante le quali avanzano al canto del Benedictus e del Te Deum. Il mercoledì sera, poi, presso la sede dell’Arciconfraternita del Crocifisso viene celebrato l’Ufficio delle Tenebre del Mercoledì Santo, un rito antico (preconciliare), molto suggestivo, dove viene progressivamente spenta la saetta (candeliere a forma triangolare con 15 candele che vengono spente al termine di ogni cantico) ed alla fine, al buio, avviene il “terremoto” da parte della folla. Quindi, il venerdì sera e poi il sabato mattina, hanno luogo, rispettivamente, la Processione dei Misteri della Passione e di quelli della Deposizione (S. Carlo) e della Pietà (Addolorata) con l’andamento tipico a “cunnulella” (ondeggiante) al suono di marce funebri e del canto del Miserere (salmo 50 di Davide) cantato a tre voci. Per approfondimenti – conclude Iacopi – www.settimanasanta.com.
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