Riceviamo da Giuseppe Bambini un nuovo intervento sui concerti al Monte Subasio. “Vivendo la quotidianità e il relativismo di questo mondo – scrive – mi rendo conto come tutto ciò che è sacro, magico, evocativo, meraviglioso, simbolico, fantastico, sia stato rubricato alla voce “fiaba”; va da sè che in questo contesto ci può stare che comunità montana, parco (anzi ente obbligatorio parco del monte Subasio), demanio regionale, sindaci e assessorati vari – insomma l’apparato – dia sostegno e approvazione ai concerti al mortaro, anzi “endorsement” come letto in qualche articolo, perché in ‘inglesorum’ fa più ‘imparato’; addirittura era scritto che questi enti si lamentavano del ‘colpevole abbandono’ del monte, ci facciano sapere – di grazia – chi ha lasciato il nostro monte in ‘colpevole abbandono’ per decenni”.
“Non ho mai messo in discussione la legittimità dell’evento al monte Subasio, né la mancanza di tutti i necessari permessi, timbri, bolli, ceralacche, nulla-osta, pacche sulle spalle – aggiunge Bambini – quello su cui insisto è la opportunità, almeno su questo spero che ancora si possa pensarla diversamente. Con l’amico dott. Prospero Calzolari abbiamo tenuto ciclo di conferenze sul “Sacro Subasio” – egregiamente supportati dalle foto di Renato Elisei – tra Perugia e Assisi (e dintorni), devo dire che hanno avuto sempre buon riscontro di pubblico e di attenzione”.
Il tipo di eventi programmati al Monte Subasio sono in aperto contrasto con la spiritualità del “Sacro Subasio”, una autentica profanazione, proprio cosi: pro-fa-na-zio-ne; questo è quello che penso, io! Solo per citare l’ultimo indizio in ordine di tempo: “Il respiro delle montagne – dieci cime leggendarie, un racconto dell’Italia d’alta quota” di Paolo Paci per la Sperling & Kupfer (aprile 2016), che peraltro suggerisco di leggere; vai ad aprire il libro e ti accorgi che il primo capitolo (e il primo monte dei dieci raccontati dall’autore) è proprio il Monte Subasio, ma pensa te ! Con queste note introduttive (testuali): ‘Il Monte Subasio è la montagna dei paradossi. La sua bellezza è orizzontale, scaturisce dall’incontro tra la linea verde delle creste appena ondulate e il cielo; dallo spazio ventoso, aperto all’infinito, che si lascia respirare. Ai suoi piedi sorge una piccola Gerusalemme di pietra rosata. Sulle sue pendici, decine di eremi per colloqui privati con Dio. È questo il monte santo da cui inizia il mio viaggio d’alta quota, nelle mille storie che compongono la storia d’Italia”. “Sto diventando relativista anch’io – conclude Bambini – permessi, timbri, bolli, ceralacche, nulla-osta, “endorsement”, pacche sulle spalle: vai alla voce ‘fiabe’…”
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