AssisiNews pubblica un estratto del lungo intervento scritto da Carlo Cianetti per Assisi Mia sul ripopolamento del centro storico di Assisi e sulla rivitalizzazione delle mura dell’acropoli.
“(…) Non siamo esperti dell’argomento, per cui ci limitiamo suggerimenti, ipotesi di lavoro che poi andrebbero più seriamente analizzate e vagliate da chi ha competenze, strumenti e possibilità di intervento. Dalle reazioni che abbiamo constatato sui social, ma anche attraverso il dialogo con molti conoscenti del centro storico, ci sembra che siano maturi i tempi per avviare un processo “rivoluzionario”, che porti a rilevanti cambiamenti.
Gli ultimi interventi di edilizia popolare, risalenti alla metà degli anni Ottanta furono realizzati nell’ex ospedale di via San Francesco e nell’edificio di Sant’Ildebrando. Ebbero un ottimo impatto sulla città, ma da allora nel centro storico non è stato più fatto nulla. (…) Esistono importanti immobili entro le mura, sottoutilizzati o addirittura inutilizzati. Ne citiamo 3, ma diversi altri ce ne sono, di proprietà pubblica e privata”.
“Il primo è il Convitto nazionale, il secondo è l’hotel Excelsior in via Tiberio di Assisi (praticamente piazza del comune), il terzo è l’hotel Subasio (…)”. Secondo l’editoriale di Cianetti sul centro storico di Assisi, “quest’ultimo ha ormai svanito il suo prestigio, il suo brand ha perso efficacia e a questo punto potrebbe essere trasformato in qualcosa di diverso. La sua invidiabile posizione lo rende adeguato ad essere ristrutturato ricavandone appartamenti di lusso, o comunque con i massimi comfort energetici e domotici. Vi sono vari problemi legati al vincolo ereditario e alla sua destinazione d’uso, ma questo bene pubblico non può rimanere inutilizzato e tanto meno continuare a essere depredato. Quindi necessitano decisioni veloci ed efficaci”. [Aggiornamento del 31 maggio: in una versione precedente dell’articolo si riferivano al Convitto parole riferite all’Hotel Subasio. AssisiNews si scusa con gli interessati e i lettori, ndr]
“L’hotel Excelsior – sempre Cianetti – potrebbe essere riconvertito in immobile di edilizia popolare. Non ne conosciamo l’ampiezza ma sicuramente vi uscirebbero almeno una decina di appartamenti, ovvero un innesto di 30-40 residenti. È di proprietà privata, ma che interesse hanno i legittimi proprietari a tenerlo ancora inutilizzato? E il comune non potrebbe intraprendere un dialogo per coniugare interessi pubblici e privati e sottrarre al degrado e all’abbandono un bene così rilevante a 20 metri dalla piazza del Comune?”
“Il Convitto nazionale è di fatto molto sottoutilizzato. Sono almeno 30 anni che si discute del suo futuro. Ben vengano le scuole che vi trovano sede, ma alla fine occupano solo una porzione di questo enorme edificio. Anche in questo caso: che si aspetta ad avviare un confronto pubblico per deciderne la futura destinazione? Conviene ristrutturarlo o abbatterlo e costruire qualcosa di più funzionale? Edilizia popolare, complesso scolastico multidisciplinare, polo sportivo con campus o cos’altro? Una nuova e virtuosa destinazione del Convitto, a cascata, imporebbe cambiamenti strutturali a tutta la parte alta, fino alla Piazza del Comune e, si spera, aiuterebbe a restituire dignità anche allo splendido Pincio. Per effetto domino tutta la città ne verrebbe trasformata”.
In tutta questa vicenda – la conclusione dell’editoriale di Cianetti sul ripopolamento del centro storico di Assisi – il convitato di pietra è il clero con il suo spropositato e spesso parzialmente inutilizzato patrimonio immobiliare. Può il clero, la chiesa di Papa Francesco, che chiede dall’inizio del suo pontificato di aprire le porte alla gente, ai poveri, ai meno abbienti, far finta di nulla? (…) Cosa racconterà questo clero ai giovani e agli studiosi che verranno a discutere dell’economia di Francesco in Assisi, il prossimo novembre? Che messaggio darà la chiesa di Papa Francesco, dalla città di San Francesco, al mondo? Come si giustifica il fatto che conventi e monasteri sono per la gran parte alberghi a tutti gli effetti? Perché la chiesa non si spoglia di quei beni e li dona alla città, ai suoi figli più poveri, che ne hanno un gran bisogno?”.
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