Il Riverock Festival ‘fa rumore’: la gioia degli organizzatori dopo Sanremo 2020 che conferma la bontà di alcune scelte artistiche della manifestazione assisana. Di seguito la lettera ricevuta da AssisiNews.
“Questa notte alle tre eravamo tutti in piedi sul divano a esultare come scemi, neanche l’Italia avesse vinto i mondiali.”, scrivono su Instagram i ragazzi di Riverock, associazione culturale che da anni organizza eventi a carattere musicale e culturale nell’assisano, tra cui il rRiverock Festival. I ragazzi festeggiano in particolare la vittoria di Diodato al 70° Festival di San Remo con il brano “Fai rumore” e il premio Bardotti per il miglior testo ottenuto dal rapper romano Rancore, tutti e due, come tanti altri artisti, passati negli scorsi anni per il palco della rassegna rock organizzata dall’associazione, una delle più importanti a livello regionale.
“Non varrà niente, ma ieri al Festival di Sanremo ha trionfato un certo tipo di musica, quella che non nasce ‘confezionata’ negli studi, con un progetto preciso prima ancora che un messaggio, ma nasce nelle camerette, magari di notte, da un’urgenza, da un’esigenza di espressione più che di promozione, per poi passare dai garage a qualche pub di provincia, alle piccole rassegne, continuando la sua corsa, faticosa ma inarrestabile, fino al successo.” Questa è la musica che l’associazione si impegna da più di dieci anni a promuovere nel proprio territorio, offrendo una proposta alternativa, soprattutto per i giovani, che altrimenti non esisterebbe. Tanti i nomi a cui il palco di Riverock Festival ha portato fortuna. Dagli Zen Circus (2014), a Lo Stato Sociale (2015), a Motta (2016) solo per citare alcuni nomi di artisti che poi avrebbero riscosso successo al Teatro Ariston di San Remo. Ma anche Ermal Meta, Fabrizio Moro, Niccolò Fabi, Manuel Agnelli e ospiti internazionali come Hooverphonic, Joan as a Policewoman o Peter Hook dei Joy Division.
“Non senza fatica” come spiega il presidente Jacopo Cardinali: “Negli ultimi anni, con l’esplosione del digitale e tutti i cambiamenti che il mercato della musica live ha subito, è sempre più impegnativo e rischioso portare avanti attività del genere, soprattutto in provincia, dove l’utenza è molto più ridotta che nelle grandi città ed è molto più difficile portare grandi affluenze ai concerti, come i costi di questa tipologia di spettacoli richiederebbero. Il contributo della Città di Assisi in questo senso risulta assolutamente fondamentale, nonostante copra solo una piccola parte delle spese. Senza di quello il Festival non si potrebbe organizzare. Ci piacerebbe che tutta la cittadinanza comprendesse l’importanza di questo progetto e lo facesse proprio, condividendone con noi lo spirito, sentendosi orgogliosa di contribuire alla crescita di una realtà culturale così viva e in continua evoluzione”.
Eppure questo non sembra arrestare l’entusiasmo dei ragazzi per i quali l’obiettivo è ben preciso e delineato: “Questa è la musica per la quale da più di un decennio ci sbattiamo, per promuoverla, per condividerla, per guardarci negli occhi, mescolarci e goderne insieme senza streaming, fuori dalle nostre case e sotto un cazzo di palco. Non sarà ne più bella, ne più “vera” di altre, ma di sicuro è quella che, per noi, avrà sempre più da dire.”
Con lo stesso spirito è nato poco tempo fa il marchio Riverock Produzioni, che si occuperà di portare avanti le attività dell’associazione per tutto l’anno, collaborando con altre realtà locali in contesti diversi. È il caso del concerto sold-out tenutosi a Perugia all’Urban Club di Gio Evan o del prossimo evento all’Auditorium S. Domenico Morgan con The White Dukes. Ad aprile è in programma un nuovo concerto, anche questo – promettono gli organizzatori di Riverock Festival – originale e imperdibile.
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