Il sindaco Stefania Proietti scrive al Corriere dell’Umbria per replicare alla lettera di Enrico Baldi dal titolo (definito inquietante dalla prima cittadina) “Assisto alla morte della Città e so chi darà l’estrema unzione”.
“Ci permettiamo, da cittadini che vivono, operano, spendono le proprie energie e competenze a servizio della città – scrive Stefania Proietti – di scrivere anche la nostra opinione. Il titolo dell’articolo, piuttosto funereo, getta sui lettori una immagine distorta e lesiva della città di Assisi, già di per sé afflitta dai danni indiretti di un sisma che non ha provocato nessun crollo ma che ha inflitto un -30% di turisti solo grazie all’erronea comunicazione dei mass media che hanno ripreso le immagini dei crolli del ’97 come identificative del sisma del ‘Centro Italia’. Tuttavia – aggiunge Stefania Proietti – non su questo vogliamo invitarLa a riflettere, quanto sulla descrizione di Assisi e sulla definizione di “indigeni” data dal Signor Baldi, che Lei ha pubblicato. Deve sapere che il signor Baldi, il quale arriva ad Assisi dalla grande realtà metropolitana di Roma, ci ha già scritto più volte ed è stato già ricevuto nella sede comunale”.
Per il sindaco, quando Baldi si riferisce agli “indigeni di cui sono pieni i consigli comunali” si riferisce ai rappresentanti dei cittadini, democraticamente eletti, provenienti dalle frazioni di Assisi ovvero ai rappresentanti di ben 26000 su 28000 cittadini di Assisi. “Secondo il signor Baldi – aggiunge Stefania Proietti – sarebbero “indigeni” tutti i 26000 cittadini di Assisi che abitano, vivono, spendono le loro energie e risorse nel meraviglioso territorio di Assisi fuori dalle mura del centro storico”.
Nei mesi passati il sindaco ha ricevuto Baldi, che aveva detto di “voler investire nella riparazione delle strade comunali della frazione dove vive (anche lui da “indigeno”?) e poi si è tirato indietro: sappia il signor Baldi che, se anche ci definisce “indigeni” e ci rappresenta “con l’anello al naso”, investiremo 400.000 euro nella riparazione delle strade comunali che includeranno anche quelle della frazione in cui ha scelto di abitare”.
Il sindaco difende anche il Calendimaggio, definito da Baldi “una ‘squallida festa di tamburelli’, in barba a centinaia, migliaia di miei Cittadini che, con il Calendimaggio, danno vita a una Città, ripercorrono la storia, tramandano e costruiscono cultura e lavoro ma soprattutto identità, chiave per ogni riscatto culturale e turistico che dir si voglia. Sappia, il signor Baldi, che siamo ben felici di accoglierlo tra noi, non come “indigeno” ma come cittadino Assisano ma sappia, altresì, che nessuno, ma proprio nessuno, darà l’estrema unzione alla nostra città. Ricordi, il signor Baldi, e con lui tutti coloro che guardano Assisi, questo episodio: San Francesco morente, durante il tragitto tra San Damiano e la Porziuncola, volle fermarsi a metà strada per benedire Assisi. Disse queste parole: “Assisi, avrà guai ma non perirà mai”. E se lo disse San Francesco, impartendo la sua benedizione, caro direttore – conclude Stefania Prpietti – noi ci crediamo!”
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