Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Maurizio Terzetti relativo a Universo 2019, che sta per partire.
“Sta per partire Universo 2019, terza edizione. Sarebbe bello poter ripartire sapendo tutto – consuntivo culturale, budget commerciale e linee di marketing – delle passate edizioni. Ma così non è e, di nuovo, tutta la città va così, un po’ alla cieca, dietro i pifferai non magici che guidano la macchina. E la “macchina” è un veicolo pesante”.
“Se si ha la pazienza di scorrere il programma di Universo Assisi 2019 (qui tutti gli eventi in programma, giorno per giorno, ndr) si entra in un universo non fluido, in un ingombro affastellato di eventi ripetitivi, in un puzzle fatto di pochi mattoncini che si ripetono, martellanti, insistenti come gocce cinesi, in un fantozziano susseguirsi di appuntamenti. Tutti, allora, a vedere la Corazzata Potemkin rappresentata, in questo caso, dalla componente, dominante, dei meeting di architettura e dal chiodo fisso del “contemporaneo” (che poi scopriamo essere tutto il ‘900, un pot-pourri che tiene insieme il monumento al Samaritano di Petrignano e la piazza di Santa Maria degli Angeli firmata da Bruno Signorini, con l’inevitabile codicillo del Paraboloide)”.
“A bordo del razzo di Universo 2019 – sostiene Terzetti – non ci si diverte (tutto è estremamente serio), manca la poesia (tutto è volutamente intellettuale), mancano i colori (tutto è ridotto al verde lugubre dell’immagine grafica), manca Assisi (perché non basta fare i tour nella città se poi nei vicoli e nelle piazzette non si mettono in scena eventi), manca il ricambio del luogo simbolo da togliere dal suo cono d’ombra (Mortaro, Paraboloide: e quest’anno? Le basiliche francescane? Ma per carità!), manca la ricerca del nuovo e dell’inedito (tali non sono più né Mogol né Pier Paolo Pasolini), mancano la Rocca, il Pincio e i fiumi di Assisi”.
“Sì – dice Terzetti – ci sono, e ben evidenti, la Rocchicciola, lo Stadio e gli Stazzi, ma, giusto riguardo al Subasio, perché ci sono volute tre edizioni per arrivare all’ovvietà che bastava contentarsi, da subito, del livello di altitudine degli Stazzi, senza le sceneggiate di due anni fa riguardo al Mortaro? Il discorso, per via del Mortaro, torna inevitabilmente a Guarducci, che intanto il suo spazio a Todi sembra che se lo stia proprio facendo. Già dall’anno scorso – prima edizione senza Guarducci – ho sostenuto che il programma di Universo 2019 era diventato più rigido, meno spettacolare e meno istrionico”.
“Anche quest’anno è così, forse in proporzioni ancora maggiori. E il paragone tra Universo e Todi Festival si fa ancora più stringente: è dal confronto fra le due formule che si potrà capire se e quale futuro avrà Universo, che rimane la manifestazione più giovane e acerba. Todi Festival è colorato e anche un po’ frizzante. Universo è verde alla Hulk e non ha bollicine aggiunte, ma neanche è effervescente naturale. Staremo a vedere”.
“Per adesso, aspettiamo che il Festival abbia inizio e cercheremo di verificare se gli investimenti fatti sono in ragione di un’attesa di pubblico fondata su grandi numeri (noi non conosciamo i dati prefissi, ma qualcuno li avrà!). Insistere, solo per fare un esempio, per nove sere di fila, con quattro ore, dalle 18 alle 22, di spettacoli e talk in piazza, sotto la Minerva, dovrebbe significare che qualcuno conta davvero su un pubblico di affezionati consistente e incrollabile, cose, insomma, da Festival collaudati! Staremo a vedere e a sentire. Il grande pubblico, d’altra parte, è già assicurato da quando è stata fatta la scelta di aprire e chiudere Universo sulla piazza di San Francesco: hai voglia a Mortaro, hai voglia a Paraboloide…!”
“Resta aperta, in ogni caso, la domanda che ci portiamo dietro da due anni. Serve ad Assisi – si chiede Terzetti – un intervento così massiccio, e anche massivo, come Universo 2019, un investimento di risorse e di mezzi così concentrato in pochi giorni quando poi restano fuori da ogni minima programmazione stagioni intere (l’autunno fra ottobre e novembre, l’inverno di gennaio, febbraio e marzo) e campi di intervento essenziali per una città d’arte come Assisi (grandi eventi espositivi, politiche culturali verso la comunità da realizzare in biblioteche e a teatro, con stagioni concertistiche di livello, con un minimo di programmazione cinematografica)?”
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