I bambini e le bambine della Scuola Primaria di Tordandrea hanno gloriosamente e rispettosamente festeggiato il Carnevale, questo martedì grasso freddo e ventoso di inizio marzo, come non avevano potuto fare da tempo, guadagnandosi la normalità. I bambini e le bambine della Scuola Primaria di Tordandrea hanno al contempo voluto lanciare un messaggio al mondo, perché hanno voce da spendere e fiato da tramortire. Si può vivere con leggerezza senza dimenticare. Tutte le cinque classi hanno sfilato per il paese in maschera, i volti sorridenti e tra le mani hanno stretto bandierine della pace e cartelloni che parafrasavano uno slogan della scrittrice umbra Silvia Vecchini: “Per noi bambini la guerra dei coriandoli è l’unica pensabile”. Di seguito la nota dell’insegnante Maria Papa.
I bambini e le bambine meritano leggerezza. I bambini e le bambine meritano spensieratezza. Il Carnevale è quella giornata che aspettano tutto l’anno. È cosa nota ai piccoli protagonisti di questa festa, ma anche a quei grandi che cullano ancora il bambino che è in loro. Quella del Carnevale è la più grandiosa giornata di scuola di sempre. Guadagnata la pagella, riscuoti la festa. È così, da sempre, lo è ora più che mai. Inno alla vita sono le risate squillanti, le urla assestate all’orecchio del compagno, quella trombetta che mai si cheta e sembra voler svegliare pure la primavera, perché il fiato ai bambini non glielo toglie nessuno.
Così, in questa fredda e ventosa mattina di inizio marzo, alla Torre si è deciso che in barba al mondo, la parola d’ordine fosse coriandoli. Ma non quelli tondi, perché lo sappiamo ormai tutti che quelli poi chi li spazza più via? I bambini, più versatili di un camaleonte, si divertono anche con le stelle filanti. Che quelle sì che mettono d’accordo maestri, collaboratori, genitori e tutta l’adultità mondiale! Non si è iniziata la festa con i coriandoli però. Quelli sono il pezzo forte da servire a fine bagordi.
Nella guerra dei coriandoli si è partiti con goliardici pensieri: gli alunni della classe terza hanno infatti vestito i panni delle più note maschere italiane e ci hanno regalato esilaranti sketch. Sì regalato, non abbiamo dovuto neppure pagare il biglietto e dire che avevamo i posti prenotati e all’aperto. Mai una battuta persa o sbagliata e non avevano neppure il gobbo! Nati per calcare la scena. Di fatto, come la tradizione impone, si è poi giocato in classe: chi ha rispolverato il sempreverde “nomicosecittà”, chi ha ballato, chi si è stabilizzato in modalità karaoke, insomma un “tana-libera-tutti” in attesa della grande abbuffata. Già, perché se non è ghiotto Carnevale chi lo è? E i bambini e le bambine meritano dolcezza infinita.
I bambini e le bambine meritano le passeggiate all’aria aperta, il gioco libero e scatenato ai giardini pubblici. E allora si è partiti tutti in maschera alla conquista del paese. Via al parco, ed essendo questo vicino alla ex scuola dell’infanzia, causa forza maggiore, non si dà una scampanellata alle vecchie maestre per un rapido upolad? “Ma…come sei cresciuta? Non ti riconoscevo!” “Ma sei davvero tu?!” “Mamma come sono diventata vecchia”… e tra una lacrima mancata e un abbraccio sospeso si scappa al parco perché è finalmente giunta l’ora, quella più trista, quella in cui si affilano le armi e si è pronti a tutto. Schieramenti: pronti. Alleanze: consolidate. Armi: in sovrabbondanza. Tutti pronti a scatenare l’inferno, anche senza il tre. Tant’è la guerra dei coriandoli.
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